domenica 30 settembre 2007

Whirlpool - ODG Comune di Trento

Ordine del Giorno sulla Whirlpool
approvato dal consiglio comunale di TRENTO

L'incresciosa vicenda dello stabilimento Whirlpool di Trento, ampiamente dibattuta e vissuta con particolare preoccupazione da quanti vi lavorano traendone motivo di sostentamento, oltre che da istituzioni, politici e sindacalisti, era nei fatti ampiamente prevedibile. Basti pensare alla vendita del terreno adiacente e ai pochi investimenti previsti per Trento.
Segnali questi, insieme ad altri, che non si sono voluti cogliere, scontando gravi ritardi che inevitabilmente hanno determinato l'odierna situazione.
E' innegabile che la politica industriale della nostra Provincia e, nella fattispecie delle industrie che insistono sul territorio del Comune di Trento, si è mossa solo sul versante del costo del lavoro, trascurando altri aspetti importanti come la ricerca e lo sviluppo, il risparmio energetico e gli alti contenuti a livello tecnologico in grado di competere, come nel caso della Whirlpool, sulle fasce alte del mercato dell'elettrodomestico.
Ora, la delibera della Giunta Provinciale n.2072 con la quale la Provincia Autonoma di Trento ha acquistato lo stabilimento Whirlpool di Spini di Gardolo dalla multinazionale americana, ha ristabilito una situazione sulla quale è nuovamente possibile costruire una politica industriale all'altezza delle giuste aspettative dei lavoratori e della città di Jrento che ha seguito con apprensione gli sviluppi della situazione, solidarizzando con coloro che stavano vivendo un momento tanto difficile della propria vita professionale.
Tutto ciò premesso,
nella convinzione che il contratto d'affitto che la Whirlpool ha stipulato con la Pat non esime l'industria dal reinvestire in loco, dal presentare un nuovo piano industriale riguardante il processo produttivo, i volumi, i livelli occupazionali e nuovi livelli di alta gamma, chiarendo la tipologia degli investimenti e rinnovando gli impianti,
II Consiglio Comunale di Trento impegna il Sindaco, la Giunta Comunale e l'Assessorato competente del Comune di Trento, in stretta relazione con la Provincia e le rappresentanze sindacali
a vigilare affinché questa importante azienda cittadina faccia sino in fondo la sua parte, prevedendo il proprio coinvolgimento in momenti, almeno annuali di verifica dello stato delle cose e degli impegni presi. Assumendo cosi un ruolo significativo per quanto attiene il futuro dello stabilimento Whirlpool e, più in generale, di tutte le attività produttive e industriali presenti sul territorio cittadino.

mercoledì 26 settembre 2007

Dalle parole ai Fatti

Nel suo Direttivo provinciale, stando ai resoconti della stampa locale, Voltolini sostiene la necessità di avere due piani industriali e questo lascia alquanto perplessi non solo i lavoratori, ma anche gli altri soggetti chiamati a confrontarsi con questo, per noi trentini, inedito programma industriale messo in campo da Whirlpool.
Ritengo importante che il dibattito su come affrontare “la vicenda Whirlpool” continui e quindi cercherò di dare il mio piccolo contributo a questa discussione. Non intendo polemizzare con quanti, esagerando, stanno dando – in modo positivo o in negativo - a questa vicenda una enorme valenza politica, come se fosse l’inizio di una nuova era industriale e/o post industriale. Una discussione se la scelta dell’acquisto da parte della PAT sia populismo o una scelta azzardata non mi appassiona in quanto non serve a noi lavoratori per capire i contorni di una scelta che direttamente cade sulle nostre spalle e sul nostro vivere quotidiano.
Credo che l’acquisto dell’immobile e del terreno da parte della PAT, sia una scelta doverosa, anche se avrei preferito fosse stata concepita come parte integrante di un piano industriale condiviso dalle parti sociali. Questo purtroppo non è stato possibile, forse perché in quel momento era prioritario, per la Giunta, rasserenare gli animi (e anche gli elettori). Questo, però non deve farci perdere di vista l’obbiettivo vero delle nostre lotte. Rivendicare, discutere e concordare un piano industriale che sappia andare oltre, non solo a quello già illustrato nel corso del 2007 a Cassinetta, ma anche andare oltre i sei anni in modo da permettere i necessari ammortamenti degli investimenti fatti. Nessuno si illuda, più breve è il periodo di affitto e minori saranno le risorse impegnate sul versante degli investimenti e sugli strumenti di competitività dello stabilimento di Trento.
Per questo ritengo centrale, nella discussione sull’accordo con PAT e Whirlpool, non solo definire impegni occupazionali e produttivi che vedano almeno un 6 anni + altri 6 anni, ma un piano che abbia al centro nuovi prodotti competitivi sulla gamma alta del mercato e le politiche di marketing a livello Europa.
Certo, servono anche investimenti sul processo e sull’organizzazione del lavoro e della filiera produttiva che sappiano unificare, attorno al sito di Trento, l’intero ciclo di lavorazione del prodotto. Questa è il vero terreno sul quale sfidare la Direzione Whirlpool e chiedere che la PAT svolga il suo ruolo di competenza e non solo di semplice coordinatore e/o mediatore fra le diverse esigenze oggi presenti su quell’area.
Per questo la nostra pressione nei confronti della Direzione, ma anche del pubblico, non deve scemare ma al contrario deve farsi attenta e scrupolosa. Importante è anche la scelta del cambio della Direzione a Trento, Forse sarebbe opportuno che Comerio osasse di più, in quanto la credibilità del piano dipende, dai prodotti, dagli investimenti ma, io credo, anche dai soggetti chiamati a darne concreta attuazione.
Monica Postal RSU FIOM Whirlpool di Trento
Trento, 26 settembre ’07

Il dissenso viatato

«Caro Nicola, come ti ho detto più volte a voce...». Inizia con un tono carinamente paternalista, e si conclude in chiave aspramente poliziesca, la lettera del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a Nicola Nicolosi, coordinatore dell'area programmatica di Lavoro Società. Oggetto della reprimenda, che a questo punto equivale a una vera e propria intimidazione, la manifestazione del 29 settembre, contro il protocollo su welfare e mercato del lavoro, e a favore, quindi, del no al referendum. Prima ancora di dare inizio alle assemblee nei luoghi di lavoro (il primo ottobre Angeletti e Rinaldini andranno a Mirafiori) il clima del confronto nel sindacato si colora di tinte forti.
Il corteo di Firenze, convocato da un gruppo di rappresentanti sindacali della Cgil, secondo Epifani «per i contenuti, i toni, il linguaggio non corrisponde alle regole fondamentali dell'organizzazione, e in ogni caso si mette contro il patto unitario e il suo grande valore». «E' evidente, infatti, - conclude la lettera - la responsabilità tua e dei gruppi dirigenti coinvolti in questa scelta». Cosa "ci azzecchi" Nicolosi con la manifestazione convocata da un gruppo di lavoratori, Epifani non lo dice. Preferisce lanciare messaggi in codice. C'è da supporre che il dissenso espresso al direttivo nazionale da Lavoro Società rappresenti una sorta di marchio a vita.
La lettera, benché personale, ha fatto il giro di tutte le strutture della Cgil e, ovviamente, è finita nelle redazioni dei giornali. Considerando gli argomenti usati, i toni e le parole, il richiamo all'ordine del segretario generale della Cgil ha tutta l'aria di essere indirizzata all'intero sindacato, e in particolare a quella parte che intende mettersi di traverso alla decisione assunta di firmare "per presa visione" il protocollo sul welfare. La manifestazione di Firenze, in realtà, ha un unico "grande peccato", quello di portare in piazza il dissenso sull'accordo concluso con Prodi a luglio.
La lettera del segretario generale della Cgil, comunque, sembra aver ottenuto per il momento l'effetto contrario. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, ha già fatto sapere che parteciperà alla manifestazione di Firenze. «Solidarietà a Nicolosi e a Lavoro Società - dichiara a Liberazione -. Il corteo di Firenze nasce dall'iniziativa di alcuni rappresentanti sindacali della Cgil e quindi è assolutamente legittima».
Il diretto interessato, Nicola NIcolosi, ha appreso della lettera mentre si trovava a Bruxelles, dove ha l'ncarico, per la Cgil, del segretariato europeo.
La notizia lo ha stupito molto. Anche perché, intorno alle "regole di cavalleria" in occasione dell'aspro confronto sul protocollo di luglio, prima al Direttivo nazionale e poi agli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, si era ragionato molto e tenute anche molte riunioni. Alla fine si era convenuto di usare toni e comportamenti da gentiluomini. «Questo, invece, è una sorta di avviso ai naviganti - dichiara Nicolosi a Liberazione -. Abbiamo avuto tempi più duri, e quindi non riesco a capire perché si vuole immettere nel confronto tutta questa tensione».
L'autodifesa di Nicolosi prende le mosse non solo dallo statuto della Cgil, che agli articoli 4 e 5 prevede il dissenso e la sua espressione all'interno sindacato, ma anche dal carattere del referendum, scadenza democratica rivolta a tutto il mondo del lavoro.
Fabio Sebastiani

sabato 22 settembre 2007

Le ragioni del NO

le ragioni del no !

dopo l’accordo del 23 luglio 2007
le parole servono a poco…
tranne quelle dei lavoratori.

…”e adesso votate”, ci dicono…

ma lavoratori, precari e pensionati hanno la possibilità di conoscere i reali contenuti dell’accordo ?

Assemblea pubblica
LUNEDI’ 1 OTTOBRE 2007
presso sala gabardi – ore 14,00
in via muredei, 42 a TRENTO

entriamo nel merito per conoscere e discutere l’accordo, confrontandoci con:

giorgio cremaschi segretario nazionale fiom cgil – rete28aprile
nicola nicolosi lavoro societa’ – cambiare rotta


le ragioni del NO, non si esauriranno alla scadenza delreferendum
partecipa anche tu per poter esprimere un giudizio consapevole alla consultazione, TI ASPETTIAMO !
I delegati sindacali autoconvocati del TrentinoTrento, 20 settembre 2007

venerdì 21 settembre 2007

Whirlpool - La lotta paga

La provincia acquista il capannone Whirlpool a Trento.
La notizia è arrivata questa mattina all’incontro previsto con al Direzione aziendale ed è un primo importante risultato della lotta dei lavoratori. Con le mobilitazioni di questi giorni, forti, decise ed unitarie, i lavoratori hanno mandato precisi segnali alla Direzione ed alla PAT, dicendo chiaramente che non erano disposti a farsi infinocchiare da una discussione sui livelli di “responsabilità” della provincia o della Whirlpool ma che rivendicavano impegni precisi e concreti per radicare l’attività produttiva della Whirlpool, in quel di Trento.
La lotta ha dato i suoi primi risultati e di questo va dato merito alla tenacia dei lavoratori che ed alla loro perseveranza; nemmeno le catastrofiche previsioni del dott. Cerea, che vedeva la chiusura dello stabilimento dietro l’angolo, li ha scoraggiati.
Questa è quindi una importante vittoria anche nei confronti di quanti già vedevano centri commerciali e interporti vari teorizzando, quindi, il declino della centralità industriale sul nostro territorio.
Adesso bisogna continuare l'iniziativa per arrivare ad un accordo quadro con Whirlpool, dove vengano messi nero su bianco i contenuti del nuovo piano industriale. Piano che deve riguardare: la quantità di investimenti complessivi, le piattaforme produttive sulle quali investire per rilanciare l’azienda, gli interventi sul processo produttivo, sui prodotti, sul mercato di alta gamma e quindi individuare le necessarie politiche finalizzate a radicare sul territorio la realtà Whirlpool di Trento.
Sul versante della Provincia va sollecitato un nuovo piano provinciale dell’industria che sappia essere all’altezza delle nuove sfide produttive e quindi eviti che alle prime difficoltà di qualche impresa, si ricorra alla solita ricetta della riduzione del costo del lavoro inteso come riduzione dei diritti dei lavoratori.
Questa vicenda insegna che se vengono fatte politiche industriali intelligenti, il nostro territorio ha le necessarie competenze tecnico - professionali per competere a livello globale senza per questo schiacciare e comprimere i diritti di quanti lavorano.
Per questo ritengo che gli impegni emersi dall’incontro di oggi siano importanti; una grande boccata di ossigeno per i lavoratori. Ora però bisogna continuare la trattativa, da sostenere con i necessari momenti di lotta, affinché gli impegni presi dalla Direzione Whirlpool si concretizzino. Poiché, ritengo sarebbe un grosso sbaglio farsi cullare da questo importante risultato pensando che il peggio sia passato.

Monica Postal - Trento 21 settembre 2007

Protocollo welfare: NO GRAZIE

Siamo delegate e delegati RSA/Rsu del Trentino iscritti/e alla Cgil e appartenenti a diverse categorie. Ci accomuna il giudizio negativo sull’accordo del 23 luglio 2007 firmato da Cgil, Cisl, Uil sia nel metodo che nel merito.

Sul metodo consideriamo un precedente pericoloso il non avere coinvolto le lavoratrici e i lavoratori nella discussione su una vera piattaforma rivendicativa da presentare al governo e il fatto di non averla validata con un loro voto. Questo apre per la prima volta nella nostra organizzazione sindacale una crisi profonda di partecipazione e di democrazia e nel rapporto con le lavoratrici e i lavoratori.

Nel merito giudichiamo l’accordo negativo per le lavoratrici, i lavoratori, i pensionati, i giovani e i precari. Le poche luci (aumento delle pensioni più basse e del sussidio di disoccupazione) a vantaggio di alcuni pensionati e di una parte dei disoccupati, vengono pagate integralmente da tutti gli altri lavoratori/trici e pensionati/e con l’aumento delle tasse e dei contributi e con il peggioramento dei diritti.

Sulle pensioni si passa dalla scalone Maroni agli scalini portando l’età pensionabile a 62 anni, con 35 di contributi o a 61 con 36, a partire dal 2013.

Sui lavori usuranti l’accordo si rivela una beffa: non più di 5.000 lavoratori/trici all’anno saranno inizialmente esentati dallo scalone, ma poi dovranno andare in pensione con almeno 58 anni d’età e 36 di contributi.

Sui coefficienti si peggiora la stessa riforma Dini tagliandoli, a partire dal 2010, del 6-8%. Da allora ogni tre anni verranno rivisti automaticamente al ribasso, con una scala mobile al rovescio. La commissione tra le parti potrà solo, entro il 2008, decidere le esenzioni. Il limite del 60% per le pensioni più basse dei precari è solo un’ipotesi di studio.

A partire dal 2011, se non saranno fatti risparmi a sufficienza con la ristrutturazione degli enti previdenziali, aumenteranno ancora i contributi sulla busta paga dei dipendenti e per i parasubordinati.

Vengono aumentate le pensioni più basse e l’indennità di disoccupazione, utilizzando i soldi del “tesoretto”, cioè le tasse in più pagate in primo luogo dai lavoratori/trici, che ammontano a oltre 10 miliardi di euro. Di questi solo un miliardo e mezzo tornano a una parte dei pensionati e dei disoccupati.

Sulla contrattazione la scandalosa eliminazione della sovracontribuzione per il lavoro straordinario costituisce un grave incentivo all’aumento dell’orario di lavoro con un danno all’occupazione e al bilancio dell’Inps; mentre la detassazione del salario aziendale totalmente variabile indebolisce fortemente la contrattazione collettiva e, in particolare, il contratto nazionale.

In tema di mercato del lavoro viene confermata la Legge 30 e con essa tutta la legislazione che in questi anni ha precarizzato il mercato del lavoro. I contratti a termine potranno durare anche oltre 36 mesi, senza alcun limite, con procedure conciliative fatte presso gli uffici del lavoro con l’assistenza dei sindacati. Nella sostanza i lavoratori potranno subire all’infinito il succedersi dei vari contratti precari.

Per queste ragioni invitiamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori a votare NO nella consultazione.

I delegati sindacali autoconvocati del Trentino

lunedì 17 settembre 2007

La lotta dei lavoratori Whirlpool

La vicenda della Whirlpool sta animando sulla stampa locale, da parte di giornalisti, sindacalisti, operai e politici, una discussione che vede spunti interessanti di analisi ma anche con prese di posizioni discutibili sulle quali vorrei fare alcune riflessioni.Innanzitutto sono d’accordo con quanti sostengono che appare risibile l’affermazione della Giunta quando sostiene che è stata colta di sorpresa. Su questo, altri hanno ben argomentato e quindi mi preme richiamare l’attenzione sul fatto che i segnali di una simile operazione erano nell’aria, basti vedere la vendita del terreno adiacente, la ferrovia, e i pochi investimenti previsti per Trento a differenza di Cassinetta. Segnali che, sia la Provincia sia il sindacato, non hanno voluto cogliere nella loro essenza. Come delegata ho denunciato ai vari livelli questa mia preoccupazione ma molti, dentro il coordinamento e la RSU, mi hanno rimproverato di essere catastrofista. Oggi, purtroppo, la scelta della Whirlpool ci richiama tutti alla cruda realtà e a farci carico del futuro dello stabilimento scontando un grave ritardo. Oggi non dobbiamo ripetere lo stesso errore e farci coinvolgere in una discussione che riguardi solo le responsabilità, ma rivendicare scelte precise e coerenti da parte di tutti i soggetti interessati da questo evento.Una prima riflessione riguarda la politica industriale: da anni come sindacato stiamo denunciando, inascoltati da politici ed economisti, i pericoli occupazionali insiti nella finanziarizzazione dell’economia. I fatti ci danno, purtroppo ragione e la vendita dello stabilimento risponde a queste logiche. Ciò detto, a differenza di molti commentatori non sono convinta che la partita sia ormai “persa” in quanto la competitività non si gioca sul versante del costo del lavoro (altrimenti la Germania l’industria avrebbe chiuso da anni) ma su altri aspetti importanti che fanno la vera efficienza come: ricerca e sviluppo; Qualità intesa non solo come assenza di difetti ma anche come “tasso di servizio al cliente”; investimenti nel risparmio energetico, in nuovi prodotti ad alto contenuto tecnologico che siano in grado di competere sulle fasce alte del Mercato dell’elettrodomestico; costi di produzione e dei semilavorati , costi del trasporto ecc.Napoli, con il progetto “Gemini” ci insegna che sono possibili politiche di sinergia con i fornitori in grado di rendere competitivo lo stabilimento di Napoli rispetto a quello Polacco, mentre quanto avvenuto a Schondorf, in Germania, ci dice che anche a fronte della vendita dello stabilimento è possibile mantenere e sviluppare l’attività produttiva nel nostro settore. E’ vero che in Germania è stato l’Ente pubblico ad acquistare lo stabile e l’accordo prevede impegni produttivi ed aziendali di lungo periodo mentre qui a Trento, per colpa di una Giunta assente sulle politiche industriali, il sito produttivo è andato in mano a degli immobiliaristi che sicuramente non hanno la produzione di frigoriferi come Core business della loro attività.Una seconda riflessione riguarda il “cosa Fare”: Non penso che sia produttivo “Boicottare” come propone Sandri, la riunione dei CAI europeo della Whirlpool, ma eventualmente utilizzare quella riunione per far assumere alla Direzione Europea della Whirlpool la disponibilità ad aprire una trattativa di merito sul futuro produttivo di Trento. Nostro obiettivo Non deve essere quello di dare solo sfogo alla giusta protesta dei lavoratori, ma di incanalare questa lotta su obiettivi realistici ed essenziali. Dobbiamo rivendicare e conquistare un accordo chiaro su almeno quattro aspetti cardine che ritengo necessari a vincolare, o meglio radicare, la produzione Whirlpool in trentino: Questo percorso necessita di una condizione preliminare. La trattativa deve svolgersi a Trento (questo si deve chiedere alla riunione del CAI) e coinvolgere il Presidente Dellai, il responsabile Whirlpool Albè, Fim Fiom Uilm senza dimenticare il “convitato di pietra” che si chiama Silvio Pisetta.Il primo aspetto dovrebbe impegnare Whirlpool a reinvestire in loco i proventi di questa operazione: di conseguenza deve impegnarsi alla presentazione di un nuovo piano industriale riguardante il processo produttivo, i volumi, i livelli occupazionali e nuovi prodotti di alta gamma.
Il secondo aspetto riguarda la tipologia degli investimenti; non possiamo certo accontentarci di qualche investimento sul capannone o all’espanso, ma devono essere rinnovati gli impianti della componentistica che sono in il “core business” dello stabilimento e della produzione dei frigoriferi.Un terzo aspetto riguarda la definizione di una politica che avvicini i produttori, sull’esperienza del progetto “Gemini” di Napoli, dei semilavorati al sito della Whirlpool. Solo costruendo siti produttivi anche nel terreno attorno a Whirlpool diventa credibile la promessa che quel terreno resterà a vocazione industriale;Un quarto aspetto riguarda Il contratto di affitto che vista l’esperienza di Shondorf (Germania) dovrebbe avere la durata di almeno 6 + 6 anni, con diritto di prelazione da parte della PAT qualora la Whirlpool decidesse di continuare la produzione anche dopo tale data. Inoltre si devono prevedere momenti, almeno annuali, di verifica degli impegni presi.Alla luce di quanto sopra, ritengo sbagliato e fuorviante una discussione finalizzata alla ricerca se le colpe sono della PAT e/o dell’Azienda in quanto penso che da una simile discussione i lavoratori non hanno che da perdere. Quindi serve iniziativa di lotta, capacità contrattuale e il coinvolgimento delle Istituzioni a tutti i livelli oltre alla fattiva solidarietà della popolazione trentina. Solo così riusciremmo a far si che una scelta aziendale, non condivisa, si trasformi da semplice agonia a una sfida dell’intero territorio trentino per garantire il nostro futuro.
Monica Postal - Delegata RSU FIOM Whirlpool Trento
Trento, 16 settembre 2006

giovedì 13 settembre 2007

Trentino Spa - un passo avanti

Si è svolto in data odierna l’incontro con la direzione della Trentino S.p.A. rappresentata dal suo presidente Ass. Tiziano Mellarini, dal suo vice presidente ing. Marco Zanoni e dal direttore Claudio Morelli sulle richieste per il rinnovo del contratto aziendale.
La ripresa del confronto è avvenuta dopo che nella primavera scorsa le trattative erano state sospese in quanto non si intravedevano possibilità di intesa.
Come R.S.A. avevamo richiesto l’intervento dell’assessore per individuare un percorso finalizzato all’accordo.
Nell’incontro odierno il pres. Mellarini ha illustrato il piano di riorganizzazione che vede il coinvolgimento di una società di consulenza esterna. Questa fase dovrebbe completarsi entro novembre.
Data la particolare situazione che l’azienda sta attraversando, di comune accordo si è convenuto che la discussione sul contratto di secondo livello tenga conto anche di quanto emergerà dall’analisi sopraccitata ai fini della valorizzazione delle risorse umane interne alla Trentino S.p.A..
Come delegazione sindacale riteniamo che la scelta della valorizzazione del personale non solo risponda positivamente alle richieste da noi avanzate, ma sia una condizione necessaria per un aumento dell’ efficienza della Trentino S.p.A..
In attesa di riprendere la contrattazione con il prossimo mese di dicembre, si è inoltre convenuto di erogare ai lavoratori, a copertura dell’anno 2007, una quota economica di 600 euro lordi.
La R.S.A. unitamente alla FILCAMS CGIL del Trentino esprime un giudizio sostanzialmente positivo di quanto emerso da questo incontro, con particolare riferimento alle scelte riguardanti il personale e all’impegno a definire l’accordo aziendale in tempi brevi, tenendo conto delle richieste da noi avanzate nella piattaforma.

La R.S.A. di Trentino S.p.A. – FILCAMS CGIL del Trentino

Trento, 11 set. 07

lunedì 10 settembre 2007

Pensioni col botto

Le borse ieri hanno fatto il «botto». Certo, se la crisi finanziaria tosa un po' i mercati finanziari non è un male. Anche se, come al solito, a piangere saranno anche milioni di poveri cristi che hanno ceduto alle lusinghe delle borse che moltiplicano miracolosamente i soldi. Ma non sono i soli: «Fears for pension funds», titolava alcuni giorni fa il popolare Daily Mail. La paura per i fondi pensione è reale: se le borse perdono, le pensioni (il futuro per milioni e milioni di lavoratori) diventa precario. Purtroppo: e con rimpianto possiamo ricordare che l'allarme l'avevamo suonato. Inascoltati.L'Ocse ieri ha mandato a dire che la crisi dei mutui subprime sta producendo effetti sulle economie e prevede una riduzione nella crescita del prodotto lordo (Pil) in tutti paesi industrializzati. L'organizzazione che ha sede a Parigi ha anche lanciato un appello: «non bisogna abbassare la guardia nella lotta contro l'attività creditizia predatoria». Il riferimento è alla catena di sant'antonio nata con i mutui sub prime. Già è orrendo che si facciano pagare interessi più alti (negli Usa fino al 15%) per un bene primario a chi ha poco. E' il segnale che lo stato ha abdicato ai propri compiti fondamentali. C'è di più: quelli stessi mutui sono stati cartolarizzati, ceduti a copertura di prestiti obbligazionari con i quali finanziare nuovi mutui subprime. Non esistono cifre certe, ma si stima che la catena sia così lunga che per ogni 100 dollari di mutui, la finanza ne abbia creati mille. Ovviamente di carta.
Questi mutui hanno contribuito a dare carburante al boom edilizio: nuove case, mercato immobiliare in fibrillazione, prezzi in aumento, grandi affari dei fondi immobiliari. Il boom immobiliare degli ultimi anni si spiega così. Poi all'improvviso scoppia la crisi, magari perché i tassi di interesse salgono improvvisamente e i mutui diventano più cari. La bolla si sgonfia e le banche centrali debbono intervenire per non farla esplodere. Tutto sulla testa della gente che accetta qualsiasi cosa pur di avere una casa altrimenti inaccessibile. La cosa peggiore è che anche ieri l'Ocse abbia detto: «bisogna ridurre lo stato sociale (pensioni e sanità, in primis) per reggere all'invecchiamento della popolazione». L'affermazione fa un po' schifo, ma l'Ocse ha una sua logica precisa: restringere l'intervento pubblico significa dare più spazio al privato. Cioè al profitto. Anche a costo di nuove bolle e di milioni di persone che, la pensione, rischiano di non vederla mai.
Galapagos - Da il Manifesto – settembre 2007

Intervento al Direttivo CGIL

Compagne e compagni porto, anche a nome di altre lavoratrici e lavoratori che condividono le mie considerazioni, il mio contributo. L'analisi incomincia nel lontano 1992 ,quando il governo Amato iniziava l'attacco alle pensioni innalzando la pensione di vecchiaia a 65 anni per gli uomini e a 60 anni per le donne, il governo Berlusconi, poi, nel 1994 per la prima volta introduceva l'idea dei disincentivi per chi andava in pensione prima dei 60 anni di età.La lotta, e sottolineo la lotta dei lavoratori costrinse il governo a retrocedere dall'intenzione di introdurre il tema delle pensioni nella finanziaria del 1995.Ma è con il successivo governo Dini ,(centro sinistra!), che i poteri forti del paese, aiutati dalle burocrazie sindacali CGIL, CISL e UIL demolirono l'impianto pensionistico pubblico introducendo il sistema contributivo.Iniziava quindi lo smantellamento del sistema previdenziale pubblico retributivo, un sistema che garantiva un tasso di sostituzione dignitoso, intorno al 70-80%, inoltre costituiva un importante collante solidaristico generazionale tra i lavoratori.
L'introduzione del sistema contributivo legato ai contributi versati, non solo spezza qualsiasi meccanismo di solidarietà intergenerazionale, ma determina, una drastica riduzione, nel tempo, del tasso di sostituzione fino a scendere al 50%.
Il primo governo Prodi nel 1997 introdusse altri ostacoli alle pensioni di anzianità: si andava in pensione non solo quando si maturava il diritto, ma in apposite finestre di uscita. Il secondo governo Berlusconi, nel 2004, sempre in tema di pensioni introduceva lo scalone: nel 2008 non si potrà più andare in pensione prima dei 60 anni di età, almeno che non si abbiano 40 anni di contributi.
Oggi il governo Berlusconi non c'è più (nonostante che lo spettro del suo ritorno sia addirittura più castrante della presenza effettiva!). Abbiamo votato, fiduciosi, un governo di centro sinistra sulla base di un programma, abbiamo fatto un congresso riempiendoci la bocca di abrogazione quando si parlava della legge Maroni e di legge 30, dato che, con l'aiuto del precedente pacchetto Treu, tutti convenivamo che hanno super precarizzato il mondo del lavoro. A distanza di un anno del governo Prodi e di tante belle promesse, lo scalone Maroni non viene abolito ma diluito.
L' accordo sulle pensioni raggiunto da governo e sindacati, come previsto, conferma la natura politica del governo Prodi: un governo legato al grande capitale, sordo alle ragioni dei lavoratori e in sostanziale continuità con il liberismo, pronto a rispondere ai poteri forti finanziari europei e alle loro politiche antisociali.
L'accordo, infatti, peggiora la stessa legge Maroni, innalza l'età pensionistica, riduce le aspettative future con i coefficienti ogni tre anni, mette i lavoratori gli uni contro gli altri, ribadisce la logica finanziaria che aveva affermato già con l'operazione scippo sul TFR ( tra l'altro la stessa nel momento in cui la stavano sponsorizzando causava già in calo di consensi di 5 ,7% nei mesi di Maggio Giugno; dati che naturalmente si guardavano ben di evidenziare!).
A peggiorare ulteriormente le cose c'è poi l'accordo sul mercato del lavoro che conferma l'impianto della legge 30 che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto essere "superata" e che viene invece rafforzata.
Si conferma lo "stafflesing", legge caporalato, e si aumenta sia il lavoro straordinario (concedendo la defiscalizzazione), sia l'incentivo alla contrattazione aziendale con ulteriori regali alle imprese. Un disastro sociale che si aggiunge alle gravissime scelte politiche di destrutturazione del pubblico impiego, di mantenimento e incentivazione della precarietà del lavoro e dei salari, di subalternità dei diritti sociali in generale alle priorità del capitale finanziario.
Dentro questa voragine ci sono i lavoratori, lasciati senza ideali a pascolare nella prateria dei realiti show, prima di essere munti con le ricariche telefoniche e con il lavoro precario quando c'è. Lavoratori che vivono male perché faticano ad arrivare a fine mese e perché vivono la precarietà dell'esistenza, non hanno futuro, non hanno sicurezza, e si vedono diminuire drasticamente i diritti.

Il tutto alla luce di un'immoralità pubblica che di contro prolifica e dilaga Ma ci sono anche migliaia di persone che, in questi ultimi decenni ,sono giunti alla politica ciascuna per conto proprio per mille vie diverse .

E' il popolo di Genova 2001, dei 3 milioni di Roma , di Vicenza, dei No Tav ecc. fino ad arrivare al CSO Bruno . Dentro questa voragine ci sono i militanti dei partiti della sinistra, in gran parte in grave disagio perché non si spiegano le contraddizioni in cui, i loro vertici, li hanno costretti a vivere. Coscienti che il prezzo di queste decisioni non lo pagheranno i politici, ma i milioni di lavoratori che vedranno prolungare e precarizzare la loro vita lavorativa, ci chiediamo dove trovate la forza e le motivazioni per progettare il nostro presente e il nostro futuro per creare un obbiettivo e crescere in capacità è riconoscimenti.

Quando noi abbiamo incominciato a muoverci nel mondo del lavoro, di una cosa eravamo certi, che eravamo alla posa delle prime pietre per costruire una casa di cui noi avremmo tenuto le chiavi e in cui avremmo dato asilo agli altri. Non sappiamo come spiegarvi, per noi e altri come noi, il senso della costruzione collettiva era molto forte.
Qualunque cosa scegliessimo di fare, eravamo certi che non stavamo agendo solo per noi, che avremmo costruito qualcosa di cui anche gli altri avrebbero beneficiato e l'avremmo custodito come bene collettivo.
Questo dava un senso a tutto,
piccolo o grande che fosse il nostro contributo serviva a migliorare la realtà fuori dal nostro orticello. Siamo forse gli ultimi “romantici”, ma anche gli ultimi a sentirci padroni delle nostre scelte perché potevamo ancora controllare i risultati delle nostre azioni. Forse, però, potremo, perché non riusciamo a smettere di crederci!
Ed è per questo che il 20 Ottobre saremo in piazza per chiedere la ricusazione dell'accordo del 23 Luglio (sia sugli aspetti del mercato del lavoro sia su quelli previdenziali) e per pretendere un vero e democratico referendum (o chiamatelo consultazione) nei luoghi di lavoro ed il rispetto del suo risultato da parte delle segreterie sindacali.



Tenuta Svetlana - Trento 10 settembre 2007

Intervento al Direttivo CGIL

Care compagne e compagni del Comitato direttivo della Cgil, le mie considerazioni sul protocollo del 23 luglio scorso sono sostanzialmente negative. La via moderata scelta dalla Cgil, l’accettare questo accordo che altro non è che un peggioramento del patto per l’Italia sottoscritto da Cisl e Uil con il governo Berlusconi, non rispetta la scelta congressuale espressa dalle lavoratrici e dai lavoratori e di fatto umilia la Cgil! Di fronte ad un governo che perde di popolarità di giorno in giorno, la Cgil sembra paralizzata dalla sindrome del governo amico. Se ad ogni decisione da prendere ci si chiede “cadrà di conseguenza il governo Prodi?” la Cgil si paralizza. In questo modo si alimenta un senso di sfiducia, il senso diffuso che nulla si possa rivendicare, che nulla possa cambiare: un messaggio pericoloso e distruttivo.Questo accordo stabilisce che d’ora in avanti la solidarietà sociale si fa all’interno della stessa categoria: ecco che per coprire lo scalone Damiano, peggiore dello scalone Maroni, si aumenta la trattenuta contributiva sui lavoratori dipendenti. Si sta distruggendo l’idea di redistribuzione dei redditi dai ricchi ai poveri, il governo non ha effettuato nessun impegno finanziario per coprire lo scalone, ma semplicemente ha tolto ad alcuni lavoratori per dare qualcosina in più ad altri.Il contratto nazionale viene smantellato, a fronte di un avanzamento del contratto di secondo livello legato alla produttività. Cari lavoratori, se volete aumentare i vostri salari dovete lavorare di più! Ed ecco che qui si spiega la detassazione degli straordinari e del premio di produzione aziendale, che il nostro sindacato difficilmente riuscirà a spiegare ai lavoratori e alle lavoratrici.In questo accordo si esalta la legge 30, contro ogni mandato congressuale. Si indebolisce il contratto di lavoro nazionale, accettando di fatto le richieste di Confindustria. Di fatto si innalza l’età pensionabile, ad un limite che neanche il governo di destra aveva azzardato, si prendono in giro i lavoratori adibiti a lavori usuranti: solo 5000 all’anno potranno andare in pensione a 57 anni!Per non parlare della ridicolaggine del riscatto della laurea: può un lavoratore laureato ma precario, pensare di sostenere una spesa ulteriore quando non sa nemmeno come arrivare a fine mese?Se questo è l’accordo che la classe dirigente della Cgil ci propone, credo che dobbiamo valutare la possibilità di un nuovo Congresso, perché il mandato delle lavoratrici e dei lavoratori non è stato rispettato!
Nicoletta Soini - Trento 10-9-07