«Caro Nicola, come ti ho detto più volte a voce...». Inizia con un tono carinamente paternalista, e si conclude in chiave aspramente poliziesca, la lettera del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a Nicola Nicolosi, coordinatore dell'area programmatica di Lavoro Società. Oggetto della reprimenda, che a questo punto equivale a una vera e propria intimidazione, la manifestazione del 29 settembre, contro il protocollo su welfare e mercato del lavoro, e a favore, quindi, del no al referendum. Prima ancora di dare inizio alle assemblee nei luoghi di lavoro (il primo ottobre Angeletti e Rinaldini andranno a Mirafiori) il clima del confronto nel sindacato si colora di tinte forti.
Il corteo di Firenze, convocato da un gruppo di rappresentanti sindacali della Cgil, secondo Epifani «per i contenuti, i toni, il linguaggio non corrisponde alle regole fondamentali dell'organizzazione, e in ogni caso si mette contro il patto unitario e il suo grande valore». «E' evidente, infatti, - conclude la lettera - la responsabilità tua e dei gruppi dirigenti coinvolti in questa scelta». Cosa "ci azzecchi" Nicolosi con la manifestazione convocata da un gruppo di lavoratori, Epifani non lo dice. Preferisce lanciare messaggi in codice. C'è da supporre che il dissenso espresso al direttivo nazionale da Lavoro Società rappresenti una sorta di marchio a vita.
La lettera, benché personale, ha fatto il giro di tutte le strutture della Cgil e, ovviamente, è finita nelle redazioni dei giornali. Considerando gli argomenti usati, i toni e le parole, il richiamo all'ordine del segretario generale della Cgil ha tutta l'aria di essere indirizzata all'intero sindacato, e in particolare a quella parte che intende mettersi di traverso alla decisione assunta di firmare "per presa visione" il protocollo sul welfare. La manifestazione di Firenze, in realtà, ha un unico "grande peccato", quello di portare in piazza il dissenso sull'accordo concluso con Prodi a luglio.
La lettera del segretario generale della Cgil, comunque, sembra aver ottenuto per il momento l'effetto contrario. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, ha già fatto sapere che parteciperà alla manifestazione di Firenze. «Solidarietà a Nicolosi e a Lavoro Società - dichiara a Liberazione -. Il corteo di Firenze nasce dall'iniziativa di alcuni rappresentanti sindacali della Cgil e quindi è assolutamente legittima».
Il diretto interessato, Nicola NIcolosi, ha appreso della lettera mentre si trovava a Bruxelles, dove ha l'ncarico, per la Cgil, del segretariato europeo.
La notizia lo ha stupito molto. Anche perché, intorno alle "regole di cavalleria" in occasione dell'aspro confronto sul protocollo di luglio, prima al Direttivo nazionale e poi agli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, si era ragionato molto e tenute anche molte riunioni. Alla fine si era convenuto di usare toni e comportamenti da gentiluomini. «Questo, invece, è una sorta di avviso ai naviganti - dichiara Nicolosi a Liberazione -. Abbiamo avuto tempi più duri, e quindi non riesco a capire perché si vuole immettere nel confronto tutta questa tensione».
L'autodifesa di Nicolosi prende le mosse non solo dallo statuto della Cgil, che agli articoli 4 e 5 prevede il dissenso e la sua espressione all'interno sindacato, ma anche dal carattere del referendum, scadenza democratica rivolta a tutto il mondo del lavoro.
Fabio Sebastiani
Il corteo di Firenze, convocato da un gruppo di rappresentanti sindacali della Cgil, secondo Epifani «per i contenuti, i toni, il linguaggio non corrisponde alle regole fondamentali dell'organizzazione, e in ogni caso si mette contro il patto unitario e il suo grande valore». «E' evidente, infatti, - conclude la lettera - la responsabilità tua e dei gruppi dirigenti coinvolti in questa scelta». Cosa "ci azzecchi" Nicolosi con la manifestazione convocata da un gruppo di lavoratori, Epifani non lo dice. Preferisce lanciare messaggi in codice. C'è da supporre che il dissenso espresso al direttivo nazionale da Lavoro Società rappresenti una sorta di marchio a vita.
La lettera, benché personale, ha fatto il giro di tutte le strutture della Cgil e, ovviamente, è finita nelle redazioni dei giornali. Considerando gli argomenti usati, i toni e le parole, il richiamo all'ordine del segretario generale della Cgil ha tutta l'aria di essere indirizzata all'intero sindacato, e in particolare a quella parte che intende mettersi di traverso alla decisione assunta di firmare "per presa visione" il protocollo sul welfare. La manifestazione di Firenze, in realtà, ha un unico "grande peccato", quello di portare in piazza il dissenso sull'accordo concluso con Prodi a luglio.
La lettera del segretario generale della Cgil, comunque, sembra aver ottenuto per il momento l'effetto contrario. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, ha già fatto sapere che parteciperà alla manifestazione di Firenze. «Solidarietà a Nicolosi e a Lavoro Società - dichiara a Liberazione -. Il corteo di Firenze nasce dall'iniziativa di alcuni rappresentanti sindacali della Cgil e quindi è assolutamente legittima».
Il diretto interessato, Nicola NIcolosi, ha appreso della lettera mentre si trovava a Bruxelles, dove ha l'ncarico, per la Cgil, del segretariato europeo.
La notizia lo ha stupito molto. Anche perché, intorno alle "regole di cavalleria" in occasione dell'aspro confronto sul protocollo di luglio, prima al Direttivo nazionale e poi agli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, si era ragionato molto e tenute anche molte riunioni. Alla fine si era convenuto di usare toni e comportamenti da gentiluomini. «Questo, invece, è una sorta di avviso ai naviganti - dichiara Nicolosi a Liberazione -. Abbiamo avuto tempi più duri, e quindi non riesco a capire perché si vuole immettere nel confronto tutta questa tensione».
L'autodifesa di Nicolosi prende le mosse non solo dallo statuto della Cgil, che agli articoli 4 e 5 prevede il dissenso e la sua espressione all'interno sindacato, ma anche dal carattere del referendum, scadenza democratica rivolta a tutto il mondo del lavoro.
Fabio Sebastiani
Nessun commento:
Posta un commento