domenica 18 novembre 2007

Considerazioni di un delegato

Con la presente vorrei esprimere alcune considerazioni in merito al direttivo della Cgil del 9 novembre 2007. In primo luogo non ho capito il perché bisognava ribadire che i Sì avevano vinto, io non avevo nessun dubbio in merito, perché sappiamo tutti come è facile “pilotare” un referendum o consultazione che sia all’interno di un’assemblea sindacale ed ancor meglio ( o peggio ) quando una persona si presenta davanti ad un’ urna gestita in modo “confederale” dove tutti sono per il Sì.Si poteva valutare la portata del voto ma anche questo, pur con la buona volontà del segretario Purin, non si è voluto fare anzi la maggior parte degli interventi, non tutti per la verità, erano attacchi più o meno velati al “nemico” di chi non la pensa come te (ci metto dentro tutti non salvo nessuno); ho assistito ad una gazzarra indegna della Cgil, almeno di quella che io ho conosciuto negli anni, e la cosa mi ha rattristato.La cosa peggiore, comunque, è stato il comportamento del segretario nazionale che, lasciando stare i movimenti della testa in senso affermativo o negativo durante gli interventi a seconda di chi parlava che comunque indispettiscono, nella sua relazione finale invece di fare “il pompiere” ha gettato benzina sul fuoco, ha parlato di fare “un passo avanti” ma nel contempo ha bacchettato, peggio di quello che accadeva nei collegi una volta, chi si era espresso per ilNo.Dulcis in fondo il segretario nazionale, al termine della sua relazione, ha detto che magari l’accordo era passibile, durante l’iter parlamentare, di emendamenti sfavorevoli come la reintroduzione del “Job a call” (lavoro a chiamata) del resto, secondo me, era l’unica cosa rimasta fuori della legge 30.Alla fine della relazione e del direttivo si doveva andare alla votazione di un ordine del giorno, personalmente ero per votare no, però visti certi comportamenti visto che “a chiamata”(legge 30 già applicata come fosse un D.L.) alcuni compagni sono venuti a votare (un segretario di categoria ha firmato la presenza alle 14.07 dichiarando a me “sono venuta per votare”) me ne sono andato; io non l’ho fatto a comando, anzi la mia intenzione come quella di altri 4/5 era di rimanere, ma per una forma di protesta civile, non credo che dopo un direttivo così si doveva votare, a me interessa poco se c’era o non c’era numero legale, era meglio per tutti darsi un altro appuntamento e rinfrescarsi le idee.
Mariano Fronza
Trento, 14 novembre 2007

mercoledì 31 ottobre 2007

Un piano industriale aleatorio

Nella giornata di lunedì la Whirlpool ha proposto ai sindacati una paginetta che avrebbe dovuto contenere le linee guida del nuovo piano industriale per il sito di Trento.
Dalla sua lettura emerge un sorta di strisciante disimpegno del gruppo, sullo stabilimento di Trento che va pari passo con il calare delle iniziative di lotta e dell’attenzione da parte della pubblica opinione. Sembra strano ma in tutti gli incontri ,alle domande incalzanti dei sindacati, il gruppo dirigente aziendale ha sempre risposto rinviando il tutto ai successivi incontri o trincerandosi dietro il segreto industriale. Esagerazioni non credo, visto che come lavoratori abbiamo appreso dalla stampa sia la vendita dello stabilimento, del suo acquisto da parte della PAT e per ultimo che una parte di terreno è comunque rimasta al signor Pisetta, come risarcimento.
Ma lascia molte riserve anche quanto esposto negli incontri sia per quanto riguarda il merito, sia per quanto concerne le quantità degli investimenti proposto all’interno del paino industriale. Abbiamo gridato durante le manifestazioni che i soldi dello stabilimento dovevano essere reinvestiti a Trento e che, il piano, doveva indicare chiaramente su quali piattaforme produttive il gruppo Whirlpool intendeva rilanciare la produzione di Trento.
Tutto sembra limitarsi a circa 10 milioni di investimenti nei prossimi due anni (qualche milione in più di quanto inserito nell’accordo di gruppo della scorsa primavera) e quindi ben lontano dal un piano industriale che assomigli …… ad un piano industriale, e da una scelta politica di reinvestimento di quanto totalizzato dalla vendita dello stabile. Inoltre nessun impegno viene preso sul versante delle garanzie occupazionali e questo, è causa di forte apprensione fra i lavoratori e il sindacato non lo può ignorare.
Quello che preoccupa maggiormente è però l’assenza di un piano produttivo che indichi su quali piattaforme produttive Trento, dovrebbe puntare e diventare centro di eccellenza di prodotti innovativi e capaci di aggredire la concorrenza sul versante della tecnologia e dell’alta gamma.
Ho sempre ritenuto che la Whirlpool resterà in Trentino, non tanto se proprietaria dei muri, ma solo se Trento sarà in grado lavorare prodotti ad alto valore aggiunto e con nuova tecnologia incorporata nel prodotto. Stando a quanto scritto nella “paginetta” consegnata al sindacato non c’è traccia di queste questioni e il tutto viene scaricato sulla lean manufacturing, sull’aumento di produttività, della qualità e sulla riduzione dell’assenteismo.
Quindi non siamo davanti ad un piano industriale credibile e all’altezza della sfida, ma alla lista di impegni che ancora una volta,fa perno sull’olio di gomito e sull’intensificazione della prestazione lavorativa. Vedo sono solo impegni sempre più generici ed aleatori che, nel silenzio di molti, rischiano di condannare la Whirlpool di Trento ad una lenta, ma inesorabile agonia. Una scelta che non ci può sicuramente soddisfare e che richiede l’apertura di una vertenzialità capace di costringere la Whirlpool ad una scelta di investimenti innovativi nel sito di Trento.
Dopo la fase dell’acquisto ci aspetta la fase del rilancio dello stabilimento che deve essere obiettivo di tutti e non solo di quanti in Whirlpool vi lavorano e quindi il confronto con la Direzione del gruppo va rilanciato su basi diverse e più incisive.

Monica Postal

Trento, 31 ottobre ’07

mercoledì 17 ottobre 2007

Contratto APT provinciale

Si è svolto oggi pomeriggio presso la sede della Trentino Spa di Trento il primo incontro per definire il contratto integrativo provinciale delle APT del Trentino. Un impegno contenuto nel protocollo sindacale risalente al dicembre 2003 al momento della privatizzazione delle APT.
Nell’incontro alla presenza del coordinatore dott. Riccardo Franceschetti la delegazione sindacale ha illustrato i contenuti delle richieste sia di carattere normativo che salariali e più precisamente sono state avanzate richieste relative: all’ambiente di lavoro, sulla stabilizzazione dei contratti a termine e/o interinali, sulle esternalizzazioni, sul trattamento di trasferta, di maternità, di malattia e di mensa fino alla richiesta economica di un aumento pari a 140,00 euro mensili lordi.
Inoltre abbiamo chiesto che in attesa di definire il contratto provinciale venga erogata, sulla scorta di quanto definito in Trentino spa, una quota una tantum a copertura del 2007.

Dopo una breve disamina e spiegazione delle richieste avanzate da parte del dott. Franceschetti si è impegnato a portare le nostre richieste all’interno di una specifica riunione dei presidenti della APT Trentine.
Il prossimo incontro è fissato per mercoledì 7 novembre per continuare il confronto di merito sulle nostre richieste.
Dopo tale incontro, dove le APT daranno le loro risposte, come sindacato siamo intenzionati a convocare l’assemblea di tutti i lavoratori, sia con contratto del terziario (commercio) che quelli con contratto pubblico per fare il punto della situazione ed eventualmente decidere le nostre contro proposte.
p.la Filcams Cgil – la F.P.Cgil
E. Casagranda - M.Marighetti

domenica 14 ottobre 2007

20 ottobre: tutti a Roma

Partecipiamo alla manifestazione del 20 ottobre per dare un forte ed importante segnale al governo, alle lobbies imprenditoriali ed ai poteri economici
* -per dire no al taglio della spesa sociale
* -per dire no al precariato
* -per dire no alle spese militari
Mobilitiamoci contro gli accordi che prevedono l’aumento dell’età’ pensionabile e per dire NO alle logiche di una generazione di precari a disposizione delle imprese e del mercato del lavoro;
Mobilitiamoci per il lavoro, per l’aumento dei salari e degli stipendi per difendere e rinnovare il contratto nazionale;
Mobilitiamoci contro gli aumenti delle spese militari, per la pace come bene comune ed irrinunciabile del nostro vivere civile;
Manifestiamo per rivendicare la tutela e il rispetto dell'ambiente, per una nuova idea di sviluppo basata sulla salvaguardia dei territori, e per la garanzia dei beni comuni a partire dalla pubblicizzazione dell'acqua;
Manifestiamo per la legalità democratica, contro le mafie e alle sue connessioni con politica ed economia.
Manifestiamo per una sinistra forte e determinata a sostenere i valori della democrazia, del lavoro, della solidarietà sociale, la tutela dell’ambiente, per la legalità e la lotta contro tutte le mafie.
Partecipa anche tu alla manifestazione nazionale del 20 ottobre affinché diventi una giornata di mobilitazione partecipata, allegra, popolare e di massa.
Per la prenotazioni telefona al numero 0461.263510 o invia un SMS di adesione alla manifestazione al 3482319081
Rete 28 aprile Whirlpool Trento
Trento, 15 ottobre 2007

venerdì 5 ottobre 2007

La verità fa male

Ferante e Monari, sul Direttivo della Filcams Cgil del Trentino affermazioni offensive

Abbiamo letto la presa di posizione di “solidarietà” dei segretari di Cisl e Uil alla Cgil attaccata, secondo loro, dal voto del Direttivo della Filcams Cgil del Trentino che ha sonoramente bocciato l’accordo del 23 luglio scorso.
Nelle loro dichiarazioni, che riteniamo offensive per qualsiasi organizzazione sindacale, rileviamo due grandi contraddizioni:
La prima: come si permette Ferrante di sostenere che il Direttivo della Filcams che ha votato contro ha fatto una scelta politica, mentre quello della Fisascat che ha votato a favore No. Simili affermazioni sono on solo inaccettabili ma ideologiche e quindi invitiamo tutti a discutere del merito in quanto crediamo che alla base del dialogo deve esserci, Innanzitutto, il rispetto reciproco che in questo caso a Ferrante è venuto meno;

La seconda: Monari, segretario della Uil sostenete che noi delegati, contrari all’accordo, siamo pochi ed isolati. Invitiamo Monari ad una piccola riflessione stante come sono andate le assemblee presso al Cavit di Ravina dove il protocollo, illustrato da Ferrante e da Pomini della Cisl, ha ricevuto 81 voti contrari 9 a favore e 8 astensioni.
Cari segretari, forse come delegati e come componenti il Direttivo della Filcams Cgil del Trentino siamo pochi ed isolati dalle burocrazie sindacali ma stante il voto dei lavoratori sopra riportati non ci sentiamo isolati dai lavoratori che pensiamo di rappresentare.

Con cordialità

La RSA della Cavit - Trento, 5 ottobre ’07

giovedì 4 ottobre 2007

Lettera Aperta a Cisl e UIl

Vi sembrerà strano che vi si scriva perché apparentemente sono molto poche le cose che abbiamo in comune, a parte il lavoro;ma oggi un pensiero ci ha colto di sorpresa, anzi una domanda…. Dove trovate la forza ,le motivazioni per progettare il vostro presente e il vostro futuro, per crearvi un obiettivo e crescere in capacità e riconoscimenti?Quando noi abbiamo cominciato a muoverci nel mondo del lavoro , di una cosa eravamo certi, che eravamo alla posa delle prime pietre per costruire una casa di cui noi avremmo tenuto le chiavi e in cui avremmo dato asilo gli altri.Non sappiamo come spiegarvi:allora. Per noi e altri come noi, il senso della costruzione collettiva era molto forte. Qualunque cosa scegliessimo di fare,eravamo certi che non stavamo agendo solo per noi,che avremmo costruito qualcosa di cui anche altri avrebbero beneficiato e l’avremmo custodito come bene collettivo .Questo dava un senso a tutto:piccolo o grande che fosse il nostro contributo serviva a migliorare la realtà fuori dalle nostre mura .Siamo stati forse gli ultimi romantici,ma anche gli ultimi a sentirci padroni delle nostre scelte perché potevamo ancora controllare i risultati delle nostre azioni. E cosi aveva senso fare più dello stesso dovuto,aveva senso cercare di vincere.Non eravamo angeli,ma i risultati contavano.Adesso ci sembra tutto cosi diverso e non sappiamo il perché voi dovreste fare sforzi enormi per dare solidarietà alla CGIL ,ma la democrazia voi dove l’avete lasciata ,e come rispondete ai lavoratori della Cavit che davanti al segretario della CISL hanno votato per il NO all’accordo con una stragrande maggioranza? Direte anche a loro che sono COMUNISTI? Ci sembra che per voi conti di più il vostro star bene con voi stessi .Se il punto di partenza per lasciarsi attrarre da una situazione è lo star bene con se stessi , come si concilia con l’attraversare le difficoltà,la rutine,la continua mediazione con gli altri? Ci sembra difficile, ma forse perché noi apparteniamo alla generazione dei sacrifici e voi del benessere. E noi stentiamo a credere nel benessere come valore.Ma sicuramente sbagliamo,ci manca una chiave che solo voi potete darci.
Cappelletti Marco componente direttivo FILCAMS Cgil - Trento 4 ottobre 2007

La Filcams rappresenta i lavoratori

Sono una lavoratrice del commercio che casualmente è venuta a conoscenza dell'articolo da voi pubblicato in data odierna riguardante« Welfare, la Filcams sbaglia» e mi piacerebbe commentarlo.
Mi dispiace entrare in polemica con i segretari di Cisl e Uil che ricordiamoci con lo scorso governo hanno firmato il Patto per l'Italia ma mi sento di rispondere in quanto contraria io stessa a questo accordo che andrebbe ulteriormente a peggiorare le mie condizioni lavorative mantenendo invariata la "famigerata legge 30" che ha legalizzato e diffuso la precari età del lavoro.
In questa finanziaria inoltre rimane tale il lavoro interinale ed il lavoro determinato che tramite procedure conciliative potrà durare in eterno. Il part-time in gran parte utilizzato dalle donne diverrà ancora più elastico e l'unica garanzia che non venga cambiato unilateralmente dal datore di lavoro sarà per lavoratori impegnati in compiti di cura dimostrabili.
Ci vogliono svuotare il contratto nazionale privilegiando la contrattazione decentrata ed ognuno di noi è perfettamente a conoscenza di cosa significhi contrattare con la controparte. Per quanto riguarda le pensioni è stata alzata ulteriormente l'età pensionabile e si è messo mano ai coefficienti. Si è trovato il modo tramite i prestiti agevolati durante il periodo di non attività lavorativa di farci indebitare x vivere.
Questo dovrebbe essere un buon accordo! Mi domando per chi,per noi o per Governo e Confindustria che guarda caso si è precipitata a firmarlo e già questo la dice lunga.
Perciò scusatemi se mi sono offesa sentendomi dare della sognatrice e vorrei ricordare a lor signori che le loro benemerite riforme pesano come macigni all' interno dei posti di lavoro.

Mi piacerebbe pure che queste persone chiaramente non toccate dai provvedimenti si ricordassero chi stanno rappresentando perché sempre più spesso mi sembra che scordino il loro ruolo.

Distinti saluti

Swetlana Tenuta delegata Orvea

Inviato al Corriere del Trentino in data 4 ottobre 2007

martedì 2 ottobre 2007

Alcuni Motivi per Votare NO

La mia valutazione complessiva dell' accordo Governo Sindacati su pensioni e stato sociale è da ritenersi negativo.
Questo accordo lede la dignità dei lavoratori mantenendo invariata la legge 30 che in tutti questi anni ha reso legale e diffusa la precarietà del lavoro,rimane tale anche anche il lavoro interinale
e si protrae all' infinito con il consenso del sindacato (tramite procedure conciliative).il lavoro a tempo determinato e, per quanto riguarda le donne che solitamente beneficiano del part-time va ancor peggio, il loro orario diverrà ancora più elastico e l' unica garanzia che non venga cambiato repentinamente e ancor più IMPORTANTE,unilateralmente sarà solo per lavoratori impegnati in compiti di cura e questi dovranno essere dimostrati. Si vuole inoltre svuotare il contratto nazionale in tutte le sue parti e si vuole rilanciare la contrattazione decentrata.
PENSIONI....Ormai sono una chimera .In ogni cambio di governo ci si mette mano e sempre al rialzo.
Aumentano gli anni di quando si andrà in pensione ma diminuiscono i rendimenti delle stesse.
E questo è solo l' inizio ci vogliono flessibili sottopagati e indebitati. Si indebitati con la loro ultima trovata,i prestiti agevolati durante il periodo di non attività e,non ci indebiteremo per crearci una famiglia o comprarci una casa ma per vivere nel momento in cui ci scadrà l ennesimo contratto a termine. Ci indebiteremo per mangiare (sempre perché l' economia sul territorio non si fermi)e per me questa è schiavitù.
Governo Sindacati Confindustria ognuno dice la propria e decide per gli “ALTRI”.Gli ALTRI siamo noi, non ci hanno interpellato, non interessano i nostri problemi, siamo merce da lavoro e,sarebbe bene ricorda che l' articolo 3 della Costituzione della repubblica italiana che sintetizzando dica, che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ecc.( all' interno di questo articolo ci vedo bene la flessibilità tra gli ostacoli)ma,potremmo ricordare anche l' art.4 che riconosce a tutti i cittadini il DIRITTO al lavoro ed a promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.(e qui ci vedo la precarietà).questo per dire che la legge30 è sostanzialmente fuori legge.
Per concludere voglio che questo sindacato il mio sindacato la smetta di rincorrere il governo e finalmente torni ad ascoltare le esigenze dei lavoratori e le porti avanti senza vedere gli stessi come nemici da evitare, questo è il suo compito,non è certo quello di diventare un sindacato burocrate e prestatore di servizi piegato al potere del governo amico.
Insomma,io non voglio trovare un posto in questa società e in questo sindacato ma, voglio trovare una società e un sindacato in cui valga la pena di trovare un posto.

Tenuta Swetlana - RSA ORVEA - Trento 1 ottobre 2007

domenica 30 settembre 2007

Whirlpool - ODG Comune di Trento

Ordine del Giorno sulla Whirlpool
approvato dal consiglio comunale di TRENTO

L'incresciosa vicenda dello stabilimento Whirlpool di Trento, ampiamente dibattuta e vissuta con particolare preoccupazione da quanti vi lavorano traendone motivo di sostentamento, oltre che da istituzioni, politici e sindacalisti, era nei fatti ampiamente prevedibile. Basti pensare alla vendita del terreno adiacente e ai pochi investimenti previsti per Trento.
Segnali questi, insieme ad altri, che non si sono voluti cogliere, scontando gravi ritardi che inevitabilmente hanno determinato l'odierna situazione.
E' innegabile che la politica industriale della nostra Provincia e, nella fattispecie delle industrie che insistono sul territorio del Comune di Trento, si è mossa solo sul versante del costo del lavoro, trascurando altri aspetti importanti come la ricerca e lo sviluppo, il risparmio energetico e gli alti contenuti a livello tecnologico in grado di competere, come nel caso della Whirlpool, sulle fasce alte del mercato dell'elettrodomestico.
Ora, la delibera della Giunta Provinciale n.2072 con la quale la Provincia Autonoma di Trento ha acquistato lo stabilimento Whirlpool di Spini di Gardolo dalla multinazionale americana, ha ristabilito una situazione sulla quale è nuovamente possibile costruire una politica industriale all'altezza delle giuste aspettative dei lavoratori e della città di Jrento che ha seguito con apprensione gli sviluppi della situazione, solidarizzando con coloro che stavano vivendo un momento tanto difficile della propria vita professionale.
Tutto ciò premesso,
nella convinzione che il contratto d'affitto che la Whirlpool ha stipulato con la Pat non esime l'industria dal reinvestire in loco, dal presentare un nuovo piano industriale riguardante il processo produttivo, i volumi, i livelli occupazionali e nuovi livelli di alta gamma, chiarendo la tipologia degli investimenti e rinnovando gli impianti,
II Consiglio Comunale di Trento impegna il Sindaco, la Giunta Comunale e l'Assessorato competente del Comune di Trento, in stretta relazione con la Provincia e le rappresentanze sindacali
a vigilare affinché questa importante azienda cittadina faccia sino in fondo la sua parte, prevedendo il proprio coinvolgimento in momenti, almeno annuali di verifica dello stato delle cose e degli impegni presi. Assumendo cosi un ruolo significativo per quanto attiene il futuro dello stabilimento Whirlpool e, più in generale, di tutte le attività produttive e industriali presenti sul territorio cittadino.

mercoledì 26 settembre 2007

Dalle parole ai Fatti

Nel suo Direttivo provinciale, stando ai resoconti della stampa locale, Voltolini sostiene la necessità di avere due piani industriali e questo lascia alquanto perplessi non solo i lavoratori, ma anche gli altri soggetti chiamati a confrontarsi con questo, per noi trentini, inedito programma industriale messo in campo da Whirlpool.
Ritengo importante che il dibattito su come affrontare “la vicenda Whirlpool” continui e quindi cercherò di dare il mio piccolo contributo a questa discussione. Non intendo polemizzare con quanti, esagerando, stanno dando – in modo positivo o in negativo - a questa vicenda una enorme valenza politica, come se fosse l’inizio di una nuova era industriale e/o post industriale. Una discussione se la scelta dell’acquisto da parte della PAT sia populismo o una scelta azzardata non mi appassiona in quanto non serve a noi lavoratori per capire i contorni di una scelta che direttamente cade sulle nostre spalle e sul nostro vivere quotidiano.
Credo che l’acquisto dell’immobile e del terreno da parte della PAT, sia una scelta doverosa, anche se avrei preferito fosse stata concepita come parte integrante di un piano industriale condiviso dalle parti sociali. Questo purtroppo non è stato possibile, forse perché in quel momento era prioritario, per la Giunta, rasserenare gli animi (e anche gli elettori). Questo, però non deve farci perdere di vista l’obbiettivo vero delle nostre lotte. Rivendicare, discutere e concordare un piano industriale che sappia andare oltre, non solo a quello già illustrato nel corso del 2007 a Cassinetta, ma anche andare oltre i sei anni in modo da permettere i necessari ammortamenti degli investimenti fatti. Nessuno si illuda, più breve è il periodo di affitto e minori saranno le risorse impegnate sul versante degli investimenti e sugli strumenti di competitività dello stabilimento di Trento.
Per questo ritengo centrale, nella discussione sull’accordo con PAT e Whirlpool, non solo definire impegni occupazionali e produttivi che vedano almeno un 6 anni + altri 6 anni, ma un piano che abbia al centro nuovi prodotti competitivi sulla gamma alta del mercato e le politiche di marketing a livello Europa.
Certo, servono anche investimenti sul processo e sull’organizzazione del lavoro e della filiera produttiva che sappiano unificare, attorno al sito di Trento, l’intero ciclo di lavorazione del prodotto. Questa è il vero terreno sul quale sfidare la Direzione Whirlpool e chiedere che la PAT svolga il suo ruolo di competenza e non solo di semplice coordinatore e/o mediatore fra le diverse esigenze oggi presenti su quell’area.
Per questo la nostra pressione nei confronti della Direzione, ma anche del pubblico, non deve scemare ma al contrario deve farsi attenta e scrupolosa. Importante è anche la scelta del cambio della Direzione a Trento, Forse sarebbe opportuno che Comerio osasse di più, in quanto la credibilità del piano dipende, dai prodotti, dagli investimenti ma, io credo, anche dai soggetti chiamati a darne concreta attuazione.
Monica Postal RSU FIOM Whirlpool di Trento
Trento, 26 settembre ’07

Il dissenso viatato

«Caro Nicola, come ti ho detto più volte a voce...». Inizia con un tono carinamente paternalista, e si conclude in chiave aspramente poliziesca, la lettera del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a Nicola Nicolosi, coordinatore dell'area programmatica di Lavoro Società. Oggetto della reprimenda, che a questo punto equivale a una vera e propria intimidazione, la manifestazione del 29 settembre, contro il protocollo su welfare e mercato del lavoro, e a favore, quindi, del no al referendum. Prima ancora di dare inizio alle assemblee nei luoghi di lavoro (il primo ottobre Angeletti e Rinaldini andranno a Mirafiori) il clima del confronto nel sindacato si colora di tinte forti.
Il corteo di Firenze, convocato da un gruppo di rappresentanti sindacali della Cgil, secondo Epifani «per i contenuti, i toni, il linguaggio non corrisponde alle regole fondamentali dell'organizzazione, e in ogni caso si mette contro il patto unitario e il suo grande valore». «E' evidente, infatti, - conclude la lettera - la responsabilità tua e dei gruppi dirigenti coinvolti in questa scelta». Cosa "ci azzecchi" Nicolosi con la manifestazione convocata da un gruppo di lavoratori, Epifani non lo dice. Preferisce lanciare messaggi in codice. C'è da supporre che il dissenso espresso al direttivo nazionale da Lavoro Società rappresenti una sorta di marchio a vita.
La lettera, benché personale, ha fatto il giro di tutte le strutture della Cgil e, ovviamente, è finita nelle redazioni dei giornali. Considerando gli argomenti usati, i toni e le parole, il richiamo all'ordine del segretario generale della Cgil ha tutta l'aria di essere indirizzata all'intero sindacato, e in particolare a quella parte che intende mettersi di traverso alla decisione assunta di firmare "per presa visione" il protocollo sul welfare. La manifestazione di Firenze, in realtà, ha un unico "grande peccato", quello di portare in piazza il dissenso sull'accordo concluso con Prodi a luglio.
La lettera del segretario generale della Cgil, comunque, sembra aver ottenuto per il momento l'effetto contrario. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, ha già fatto sapere che parteciperà alla manifestazione di Firenze. «Solidarietà a Nicolosi e a Lavoro Società - dichiara a Liberazione -. Il corteo di Firenze nasce dall'iniziativa di alcuni rappresentanti sindacali della Cgil e quindi è assolutamente legittima».
Il diretto interessato, Nicola NIcolosi, ha appreso della lettera mentre si trovava a Bruxelles, dove ha l'ncarico, per la Cgil, del segretariato europeo.
La notizia lo ha stupito molto. Anche perché, intorno alle "regole di cavalleria" in occasione dell'aspro confronto sul protocollo di luglio, prima al Direttivo nazionale e poi agli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, si era ragionato molto e tenute anche molte riunioni. Alla fine si era convenuto di usare toni e comportamenti da gentiluomini. «Questo, invece, è una sorta di avviso ai naviganti - dichiara Nicolosi a Liberazione -. Abbiamo avuto tempi più duri, e quindi non riesco a capire perché si vuole immettere nel confronto tutta questa tensione».
L'autodifesa di Nicolosi prende le mosse non solo dallo statuto della Cgil, che agli articoli 4 e 5 prevede il dissenso e la sua espressione all'interno sindacato, ma anche dal carattere del referendum, scadenza democratica rivolta a tutto il mondo del lavoro.
Fabio Sebastiani

sabato 22 settembre 2007

Le ragioni del NO

le ragioni del no !

dopo l’accordo del 23 luglio 2007
le parole servono a poco…
tranne quelle dei lavoratori.

…”e adesso votate”, ci dicono…

ma lavoratori, precari e pensionati hanno la possibilità di conoscere i reali contenuti dell’accordo ?

Assemblea pubblica
LUNEDI’ 1 OTTOBRE 2007
presso sala gabardi – ore 14,00
in via muredei, 42 a TRENTO

entriamo nel merito per conoscere e discutere l’accordo, confrontandoci con:

giorgio cremaschi segretario nazionale fiom cgil – rete28aprile
nicola nicolosi lavoro societa’ – cambiare rotta


le ragioni del NO, non si esauriranno alla scadenza delreferendum
partecipa anche tu per poter esprimere un giudizio consapevole alla consultazione, TI ASPETTIAMO !
I delegati sindacali autoconvocati del TrentinoTrento, 20 settembre 2007

venerdì 21 settembre 2007

Whirlpool - La lotta paga

La provincia acquista il capannone Whirlpool a Trento.
La notizia è arrivata questa mattina all’incontro previsto con al Direzione aziendale ed è un primo importante risultato della lotta dei lavoratori. Con le mobilitazioni di questi giorni, forti, decise ed unitarie, i lavoratori hanno mandato precisi segnali alla Direzione ed alla PAT, dicendo chiaramente che non erano disposti a farsi infinocchiare da una discussione sui livelli di “responsabilità” della provincia o della Whirlpool ma che rivendicavano impegni precisi e concreti per radicare l’attività produttiva della Whirlpool, in quel di Trento.
La lotta ha dato i suoi primi risultati e di questo va dato merito alla tenacia dei lavoratori che ed alla loro perseveranza; nemmeno le catastrofiche previsioni del dott. Cerea, che vedeva la chiusura dello stabilimento dietro l’angolo, li ha scoraggiati.
Questa è quindi una importante vittoria anche nei confronti di quanti già vedevano centri commerciali e interporti vari teorizzando, quindi, il declino della centralità industriale sul nostro territorio.
Adesso bisogna continuare l'iniziativa per arrivare ad un accordo quadro con Whirlpool, dove vengano messi nero su bianco i contenuti del nuovo piano industriale. Piano che deve riguardare: la quantità di investimenti complessivi, le piattaforme produttive sulle quali investire per rilanciare l’azienda, gli interventi sul processo produttivo, sui prodotti, sul mercato di alta gamma e quindi individuare le necessarie politiche finalizzate a radicare sul territorio la realtà Whirlpool di Trento.
Sul versante della Provincia va sollecitato un nuovo piano provinciale dell’industria che sappia essere all’altezza delle nuove sfide produttive e quindi eviti che alle prime difficoltà di qualche impresa, si ricorra alla solita ricetta della riduzione del costo del lavoro inteso come riduzione dei diritti dei lavoratori.
Questa vicenda insegna che se vengono fatte politiche industriali intelligenti, il nostro territorio ha le necessarie competenze tecnico - professionali per competere a livello globale senza per questo schiacciare e comprimere i diritti di quanti lavorano.
Per questo ritengo che gli impegni emersi dall’incontro di oggi siano importanti; una grande boccata di ossigeno per i lavoratori. Ora però bisogna continuare la trattativa, da sostenere con i necessari momenti di lotta, affinché gli impegni presi dalla Direzione Whirlpool si concretizzino. Poiché, ritengo sarebbe un grosso sbaglio farsi cullare da questo importante risultato pensando che il peggio sia passato.

Monica Postal - Trento 21 settembre 2007

Protocollo welfare: NO GRAZIE

Siamo delegate e delegati RSA/Rsu del Trentino iscritti/e alla Cgil e appartenenti a diverse categorie. Ci accomuna il giudizio negativo sull’accordo del 23 luglio 2007 firmato da Cgil, Cisl, Uil sia nel metodo che nel merito.

Sul metodo consideriamo un precedente pericoloso il non avere coinvolto le lavoratrici e i lavoratori nella discussione su una vera piattaforma rivendicativa da presentare al governo e il fatto di non averla validata con un loro voto. Questo apre per la prima volta nella nostra organizzazione sindacale una crisi profonda di partecipazione e di democrazia e nel rapporto con le lavoratrici e i lavoratori.

Nel merito giudichiamo l’accordo negativo per le lavoratrici, i lavoratori, i pensionati, i giovani e i precari. Le poche luci (aumento delle pensioni più basse e del sussidio di disoccupazione) a vantaggio di alcuni pensionati e di una parte dei disoccupati, vengono pagate integralmente da tutti gli altri lavoratori/trici e pensionati/e con l’aumento delle tasse e dei contributi e con il peggioramento dei diritti.

Sulle pensioni si passa dalla scalone Maroni agli scalini portando l’età pensionabile a 62 anni, con 35 di contributi o a 61 con 36, a partire dal 2013.

Sui lavori usuranti l’accordo si rivela una beffa: non più di 5.000 lavoratori/trici all’anno saranno inizialmente esentati dallo scalone, ma poi dovranno andare in pensione con almeno 58 anni d’età e 36 di contributi.

Sui coefficienti si peggiora la stessa riforma Dini tagliandoli, a partire dal 2010, del 6-8%. Da allora ogni tre anni verranno rivisti automaticamente al ribasso, con una scala mobile al rovescio. La commissione tra le parti potrà solo, entro il 2008, decidere le esenzioni. Il limite del 60% per le pensioni più basse dei precari è solo un’ipotesi di studio.

A partire dal 2011, se non saranno fatti risparmi a sufficienza con la ristrutturazione degli enti previdenziali, aumenteranno ancora i contributi sulla busta paga dei dipendenti e per i parasubordinati.

Vengono aumentate le pensioni più basse e l’indennità di disoccupazione, utilizzando i soldi del “tesoretto”, cioè le tasse in più pagate in primo luogo dai lavoratori/trici, che ammontano a oltre 10 miliardi di euro. Di questi solo un miliardo e mezzo tornano a una parte dei pensionati e dei disoccupati.

Sulla contrattazione la scandalosa eliminazione della sovracontribuzione per il lavoro straordinario costituisce un grave incentivo all’aumento dell’orario di lavoro con un danno all’occupazione e al bilancio dell’Inps; mentre la detassazione del salario aziendale totalmente variabile indebolisce fortemente la contrattazione collettiva e, in particolare, il contratto nazionale.

In tema di mercato del lavoro viene confermata la Legge 30 e con essa tutta la legislazione che in questi anni ha precarizzato il mercato del lavoro. I contratti a termine potranno durare anche oltre 36 mesi, senza alcun limite, con procedure conciliative fatte presso gli uffici del lavoro con l’assistenza dei sindacati. Nella sostanza i lavoratori potranno subire all’infinito il succedersi dei vari contratti precari.

Per queste ragioni invitiamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori a votare NO nella consultazione.

I delegati sindacali autoconvocati del Trentino

lunedì 17 settembre 2007

La lotta dei lavoratori Whirlpool

La vicenda della Whirlpool sta animando sulla stampa locale, da parte di giornalisti, sindacalisti, operai e politici, una discussione che vede spunti interessanti di analisi ma anche con prese di posizioni discutibili sulle quali vorrei fare alcune riflessioni.Innanzitutto sono d’accordo con quanti sostengono che appare risibile l’affermazione della Giunta quando sostiene che è stata colta di sorpresa. Su questo, altri hanno ben argomentato e quindi mi preme richiamare l’attenzione sul fatto che i segnali di una simile operazione erano nell’aria, basti vedere la vendita del terreno adiacente, la ferrovia, e i pochi investimenti previsti per Trento a differenza di Cassinetta. Segnali che, sia la Provincia sia il sindacato, non hanno voluto cogliere nella loro essenza. Come delegata ho denunciato ai vari livelli questa mia preoccupazione ma molti, dentro il coordinamento e la RSU, mi hanno rimproverato di essere catastrofista. Oggi, purtroppo, la scelta della Whirlpool ci richiama tutti alla cruda realtà e a farci carico del futuro dello stabilimento scontando un grave ritardo. Oggi non dobbiamo ripetere lo stesso errore e farci coinvolgere in una discussione che riguardi solo le responsabilità, ma rivendicare scelte precise e coerenti da parte di tutti i soggetti interessati da questo evento.Una prima riflessione riguarda la politica industriale: da anni come sindacato stiamo denunciando, inascoltati da politici ed economisti, i pericoli occupazionali insiti nella finanziarizzazione dell’economia. I fatti ci danno, purtroppo ragione e la vendita dello stabilimento risponde a queste logiche. Ciò detto, a differenza di molti commentatori non sono convinta che la partita sia ormai “persa” in quanto la competitività non si gioca sul versante del costo del lavoro (altrimenti la Germania l’industria avrebbe chiuso da anni) ma su altri aspetti importanti che fanno la vera efficienza come: ricerca e sviluppo; Qualità intesa non solo come assenza di difetti ma anche come “tasso di servizio al cliente”; investimenti nel risparmio energetico, in nuovi prodotti ad alto contenuto tecnologico che siano in grado di competere sulle fasce alte del Mercato dell’elettrodomestico; costi di produzione e dei semilavorati , costi del trasporto ecc.Napoli, con il progetto “Gemini” ci insegna che sono possibili politiche di sinergia con i fornitori in grado di rendere competitivo lo stabilimento di Napoli rispetto a quello Polacco, mentre quanto avvenuto a Schondorf, in Germania, ci dice che anche a fronte della vendita dello stabilimento è possibile mantenere e sviluppare l’attività produttiva nel nostro settore. E’ vero che in Germania è stato l’Ente pubblico ad acquistare lo stabile e l’accordo prevede impegni produttivi ed aziendali di lungo periodo mentre qui a Trento, per colpa di una Giunta assente sulle politiche industriali, il sito produttivo è andato in mano a degli immobiliaristi che sicuramente non hanno la produzione di frigoriferi come Core business della loro attività.Una seconda riflessione riguarda il “cosa Fare”: Non penso che sia produttivo “Boicottare” come propone Sandri, la riunione dei CAI europeo della Whirlpool, ma eventualmente utilizzare quella riunione per far assumere alla Direzione Europea della Whirlpool la disponibilità ad aprire una trattativa di merito sul futuro produttivo di Trento. Nostro obiettivo Non deve essere quello di dare solo sfogo alla giusta protesta dei lavoratori, ma di incanalare questa lotta su obiettivi realistici ed essenziali. Dobbiamo rivendicare e conquistare un accordo chiaro su almeno quattro aspetti cardine che ritengo necessari a vincolare, o meglio radicare, la produzione Whirlpool in trentino: Questo percorso necessita di una condizione preliminare. La trattativa deve svolgersi a Trento (questo si deve chiedere alla riunione del CAI) e coinvolgere il Presidente Dellai, il responsabile Whirlpool Albè, Fim Fiom Uilm senza dimenticare il “convitato di pietra” che si chiama Silvio Pisetta.Il primo aspetto dovrebbe impegnare Whirlpool a reinvestire in loco i proventi di questa operazione: di conseguenza deve impegnarsi alla presentazione di un nuovo piano industriale riguardante il processo produttivo, i volumi, i livelli occupazionali e nuovi prodotti di alta gamma.
Il secondo aspetto riguarda la tipologia degli investimenti; non possiamo certo accontentarci di qualche investimento sul capannone o all’espanso, ma devono essere rinnovati gli impianti della componentistica che sono in il “core business” dello stabilimento e della produzione dei frigoriferi.Un terzo aspetto riguarda la definizione di una politica che avvicini i produttori, sull’esperienza del progetto “Gemini” di Napoli, dei semilavorati al sito della Whirlpool. Solo costruendo siti produttivi anche nel terreno attorno a Whirlpool diventa credibile la promessa che quel terreno resterà a vocazione industriale;Un quarto aspetto riguarda Il contratto di affitto che vista l’esperienza di Shondorf (Germania) dovrebbe avere la durata di almeno 6 + 6 anni, con diritto di prelazione da parte della PAT qualora la Whirlpool decidesse di continuare la produzione anche dopo tale data. Inoltre si devono prevedere momenti, almeno annuali, di verifica degli impegni presi.Alla luce di quanto sopra, ritengo sbagliato e fuorviante una discussione finalizzata alla ricerca se le colpe sono della PAT e/o dell’Azienda in quanto penso che da una simile discussione i lavoratori non hanno che da perdere. Quindi serve iniziativa di lotta, capacità contrattuale e il coinvolgimento delle Istituzioni a tutti i livelli oltre alla fattiva solidarietà della popolazione trentina. Solo così riusciremmo a far si che una scelta aziendale, non condivisa, si trasformi da semplice agonia a una sfida dell’intero territorio trentino per garantire il nostro futuro.
Monica Postal - Delegata RSU FIOM Whirlpool Trento
Trento, 16 settembre 2006

giovedì 13 settembre 2007

Trentino Spa - un passo avanti

Si è svolto in data odierna l’incontro con la direzione della Trentino S.p.A. rappresentata dal suo presidente Ass. Tiziano Mellarini, dal suo vice presidente ing. Marco Zanoni e dal direttore Claudio Morelli sulle richieste per il rinnovo del contratto aziendale.
La ripresa del confronto è avvenuta dopo che nella primavera scorsa le trattative erano state sospese in quanto non si intravedevano possibilità di intesa.
Come R.S.A. avevamo richiesto l’intervento dell’assessore per individuare un percorso finalizzato all’accordo.
Nell’incontro odierno il pres. Mellarini ha illustrato il piano di riorganizzazione che vede il coinvolgimento di una società di consulenza esterna. Questa fase dovrebbe completarsi entro novembre.
Data la particolare situazione che l’azienda sta attraversando, di comune accordo si è convenuto che la discussione sul contratto di secondo livello tenga conto anche di quanto emergerà dall’analisi sopraccitata ai fini della valorizzazione delle risorse umane interne alla Trentino S.p.A..
Come delegazione sindacale riteniamo che la scelta della valorizzazione del personale non solo risponda positivamente alle richieste da noi avanzate, ma sia una condizione necessaria per un aumento dell’ efficienza della Trentino S.p.A..
In attesa di riprendere la contrattazione con il prossimo mese di dicembre, si è inoltre convenuto di erogare ai lavoratori, a copertura dell’anno 2007, una quota economica di 600 euro lordi.
La R.S.A. unitamente alla FILCAMS CGIL del Trentino esprime un giudizio sostanzialmente positivo di quanto emerso da questo incontro, con particolare riferimento alle scelte riguardanti il personale e all’impegno a definire l’accordo aziendale in tempi brevi, tenendo conto delle richieste da noi avanzate nella piattaforma.

La R.S.A. di Trentino S.p.A. – FILCAMS CGIL del Trentino

Trento, 11 set. 07

lunedì 10 settembre 2007

Pensioni col botto

Le borse ieri hanno fatto il «botto». Certo, se la crisi finanziaria tosa un po' i mercati finanziari non è un male. Anche se, come al solito, a piangere saranno anche milioni di poveri cristi che hanno ceduto alle lusinghe delle borse che moltiplicano miracolosamente i soldi. Ma non sono i soli: «Fears for pension funds», titolava alcuni giorni fa il popolare Daily Mail. La paura per i fondi pensione è reale: se le borse perdono, le pensioni (il futuro per milioni e milioni di lavoratori) diventa precario. Purtroppo: e con rimpianto possiamo ricordare che l'allarme l'avevamo suonato. Inascoltati.L'Ocse ieri ha mandato a dire che la crisi dei mutui subprime sta producendo effetti sulle economie e prevede una riduzione nella crescita del prodotto lordo (Pil) in tutti paesi industrializzati. L'organizzazione che ha sede a Parigi ha anche lanciato un appello: «non bisogna abbassare la guardia nella lotta contro l'attività creditizia predatoria». Il riferimento è alla catena di sant'antonio nata con i mutui sub prime. Già è orrendo che si facciano pagare interessi più alti (negli Usa fino al 15%) per un bene primario a chi ha poco. E' il segnale che lo stato ha abdicato ai propri compiti fondamentali. C'è di più: quelli stessi mutui sono stati cartolarizzati, ceduti a copertura di prestiti obbligazionari con i quali finanziare nuovi mutui subprime. Non esistono cifre certe, ma si stima che la catena sia così lunga che per ogni 100 dollari di mutui, la finanza ne abbia creati mille. Ovviamente di carta.
Questi mutui hanno contribuito a dare carburante al boom edilizio: nuove case, mercato immobiliare in fibrillazione, prezzi in aumento, grandi affari dei fondi immobiliari. Il boom immobiliare degli ultimi anni si spiega così. Poi all'improvviso scoppia la crisi, magari perché i tassi di interesse salgono improvvisamente e i mutui diventano più cari. La bolla si sgonfia e le banche centrali debbono intervenire per non farla esplodere. Tutto sulla testa della gente che accetta qualsiasi cosa pur di avere una casa altrimenti inaccessibile. La cosa peggiore è che anche ieri l'Ocse abbia detto: «bisogna ridurre lo stato sociale (pensioni e sanità, in primis) per reggere all'invecchiamento della popolazione». L'affermazione fa un po' schifo, ma l'Ocse ha una sua logica precisa: restringere l'intervento pubblico significa dare più spazio al privato. Cioè al profitto. Anche a costo di nuove bolle e di milioni di persone che, la pensione, rischiano di non vederla mai.
Galapagos - Da il Manifesto – settembre 2007

Intervento al Direttivo CGIL

Compagne e compagni porto, anche a nome di altre lavoratrici e lavoratori che condividono le mie considerazioni, il mio contributo. L'analisi incomincia nel lontano 1992 ,quando il governo Amato iniziava l'attacco alle pensioni innalzando la pensione di vecchiaia a 65 anni per gli uomini e a 60 anni per le donne, il governo Berlusconi, poi, nel 1994 per la prima volta introduceva l'idea dei disincentivi per chi andava in pensione prima dei 60 anni di età.La lotta, e sottolineo la lotta dei lavoratori costrinse il governo a retrocedere dall'intenzione di introdurre il tema delle pensioni nella finanziaria del 1995.Ma è con il successivo governo Dini ,(centro sinistra!), che i poteri forti del paese, aiutati dalle burocrazie sindacali CGIL, CISL e UIL demolirono l'impianto pensionistico pubblico introducendo il sistema contributivo.Iniziava quindi lo smantellamento del sistema previdenziale pubblico retributivo, un sistema che garantiva un tasso di sostituzione dignitoso, intorno al 70-80%, inoltre costituiva un importante collante solidaristico generazionale tra i lavoratori.
L'introduzione del sistema contributivo legato ai contributi versati, non solo spezza qualsiasi meccanismo di solidarietà intergenerazionale, ma determina, una drastica riduzione, nel tempo, del tasso di sostituzione fino a scendere al 50%.
Il primo governo Prodi nel 1997 introdusse altri ostacoli alle pensioni di anzianità: si andava in pensione non solo quando si maturava il diritto, ma in apposite finestre di uscita. Il secondo governo Berlusconi, nel 2004, sempre in tema di pensioni introduceva lo scalone: nel 2008 non si potrà più andare in pensione prima dei 60 anni di età, almeno che non si abbiano 40 anni di contributi.
Oggi il governo Berlusconi non c'è più (nonostante che lo spettro del suo ritorno sia addirittura più castrante della presenza effettiva!). Abbiamo votato, fiduciosi, un governo di centro sinistra sulla base di un programma, abbiamo fatto un congresso riempiendoci la bocca di abrogazione quando si parlava della legge Maroni e di legge 30, dato che, con l'aiuto del precedente pacchetto Treu, tutti convenivamo che hanno super precarizzato il mondo del lavoro. A distanza di un anno del governo Prodi e di tante belle promesse, lo scalone Maroni non viene abolito ma diluito.
L' accordo sulle pensioni raggiunto da governo e sindacati, come previsto, conferma la natura politica del governo Prodi: un governo legato al grande capitale, sordo alle ragioni dei lavoratori e in sostanziale continuità con il liberismo, pronto a rispondere ai poteri forti finanziari europei e alle loro politiche antisociali.
L'accordo, infatti, peggiora la stessa legge Maroni, innalza l'età pensionistica, riduce le aspettative future con i coefficienti ogni tre anni, mette i lavoratori gli uni contro gli altri, ribadisce la logica finanziaria che aveva affermato già con l'operazione scippo sul TFR ( tra l'altro la stessa nel momento in cui la stavano sponsorizzando causava già in calo di consensi di 5 ,7% nei mesi di Maggio Giugno; dati che naturalmente si guardavano ben di evidenziare!).
A peggiorare ulteriormente le cose c'è poi l'accordo sul mercato del lavoro che conferma l'impianto della legge 30 che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto essere "superata" e che viene invece rafforzata.
Si conferma lo "stafflesing", legge caporalato, e si aumenta sia il lavoro straordinario (concedendo la defiscalizzazione), sia l'incentivo alla contrattazione aziendale con ulteriori regali alle imprese. Un disastro sociale che si aggiunge alle gravissime scelte politiche di destrutturazione del pubblico impiego, di mantenimento e incentivazione della precarietà del lavoro e dei salari, di subalternità dei diritti sociali in generale alle priorità del capitale finanziario.
Dentro questa voragine ci sono i lavoratori, lasciati senza ideali a pascolare nella prateria dei realiti show, prima di essere munti con le ricariche telefoniche e con il lavoro precario quando c'è. Lavoratori che vivono male perché faticano ad arrivare a fine mese e perché vivono la precarietà dell'esistenza, non hanno futuro, non hanno sicurezza, e si vedono diminuire drasticamente i diritti.

Il tutto alla luce di un'immoralità pubblica che di contro prolifica e dilaga Ma ci sono anche migliaia di persone che, in questi ultimi decenni ,sono giunti alla politica ciascuna per conto proprio per mille vie diverse .

E' il popolo di Genova 2001, dei 3 milioni di Roma , di Vicenza, dei No Tav ecc. fino ad arrivare al CSO Bruno . Dentro questa voragine ci sono i militanti dei partiti della sinistra, in gran parte in grave disagio perché non si spiegano le contraddizioni in cui, i loro vertici, li hanno costretti a vivere. Coscienti che il prezzo di queste decisioni non lo pagheranno i politici, ma i milioni di lavoratori che vedranno prolungare e precarizzare la loro vita lavorativa, ci chiediamo dove trovate la forza e le motivazioni per progettare il nostro presente e il nostro futuro per creare un obbiettivo e crescere in capacità è riconoscimenti.

Quando noi abbiamo incominciato a muoverci nel mondo del lavoro, di una cosa eravamo certi, che eravamo alla posa delle prime pietre per costruire una casa di cui noi avremmo tenuto le chiavi e in cui avremmo dato asilo agli altri. Non sappiamo come spiegarvi, per noi e altri come noi, il senso della costruzione collettiva era molto forte.
Qualunque cosa scegliessimo di fare, eravamo certi che non stavamo agendo solo per noi, che avremmo costruito qualcosa di cui anche gli altri avrebbero beneficiato e l'avremmo custodito come bene collettivo.
Questo dava un senso a tutto,
piccolo o grande che fosse il nostro contributo serviva a migliorare la realtà fuori dal nostro orticello. Siamo forse gli ultimi “romantici”, ma anche gli ultimi a sentirci padroni delle nostre scelte perché potevamo ancora controllare i risultati delle nostre azioni. Forse, però, potremo, perché non riusciamo a smettere di crederci!
Ed è per questo che il 20 Ottobre saremo in piazza per chiedere la ricusazione dell'accordo del 23 Luglio (sia sugli aspetti del mercato del lavoro sia su quelli previdenziali) e per pretendere un vero e democratico referendum (o chiamatelo consultazione) nei luoghi di lavoro ed il rispetto del suo risultato da parte delle segreterie sindacali.



Tenuta Svetlana - Trento 10 settembre 2007

Intervento al Direttivo CGIL

Care compagne e compagni del Comitato direttivo della Cgil, le mie considerazioni sul protocollo del 23 luglio scorso sono sostanzialmente negative. La via moderata scelta dalla Cgil, l’accettare questo accordo che altro non è che un peggioramento del patto per l’Italia sottoscritto da Cisl e Uil con il governo Berlusconi, non rispetta la scelta congressuale espressa dalle lavoratrici e dai lavoratori e di fatto umilia la Cgil! Di fronte ad un governo che perde di popolarità di giorno in giorno, la Cgil sembra paralizzata dalla sindrome del governo amico. Se ad ogni decisione da prendere ci si chiede “cadrà di conseguenza il governo Prodi?” la Cgil si paralizza. In questo modo si alimenta un senso di sfiducia, il senso diffuso che nulla si possa rivendicare, che nulla possa cambiare: un messaggio pericoloso e distruttivo.Questo accordo stabilisce che d’ora in avanti la solidarietà sociale si fa all’interno della stessa categoria: ecco che per coprire lo scalone Damiano, peggiore dello scalone Maroni, si aumenta la trattenuta contributiva sui lavoratori dipendenti. Si sta distruggendo l’idea di redistribuzione dei redditi dai ricchi ai poveri, il governo non ha effettuato nessun impegno finanziario per coprire lo scalone, ma semplicemente ha tolto ad alcuni lavoratori per dare qualcosina in più ad altri.Il contratto nazionale viene smantellato, a fronte di un avanzamento del contratto di secondo livello legato alla produttività. Cari lavoratori, se volete aumentare i vostri salari dovete lavorare di più! Ed ecco che qui si spiega la detassazione degli straordinari e del premio di produzione aziendale, che il nostro sindacato difficilmente riuscirà a spiegare ai lavoratori e alle lavoratrici.In questo accordo si esalta la legge 30, contro ogni mandato congressuale. Si indebolisce il contratto di lavoro nazionale, accettando di fatto le richieste di Confindustria. Di fatto si innalza l’età pensionabile, ad un limite che neanche il governo di destra aveva azzardato, si prendono in giro i lavoratori adibiti a lavori usuranti: solo 5000 all’anno potranno andare in pensione a 57 anni!Per non parlare della ridicolaggine del riscatto della laurea: può un lavoratore laureato ma precario, pensare di sostenere una spesa ulteriore quando non sa nemmeno come arrivare a fine mese?Se questo è l’accordo che la classe dirigente della Cgil ci propone, credo che dobbiamo valutare la possibilità di un nuovo Congresso, perché il mandato delle lavoratrici e dei lavoratori non è stato rispettato!
Nicoletta Soini - Trento 10-9-07

mercoledì 29 agosto 2007

Mellarini: riprendere la trattativa

Si è svolta oggi l’assemblea dei dipendenti della Trentino Spa per fare il punto della trattativa per il rinnovo del contratto aziendale dopo la sospensione del maggio scorso. Dopo la rottura della trattativa abbiamo coinvolto l’Assessore Tiziano Mellarini, anche in qualità di presidente del CDA della Trentino Spa, per chiedere un Suo intervento teso a sbloccare la trattativa e quindi giungere in tempi brevi alla firma del contratto aziendale.
Ricordiamo che la trattativa si è arenata perché da parte della Direzione non esisteva una reale volontà a prendere in considerazione e dare risposte positive alle richieste, sia normative che salariali, contenute nella piattaforma. Da qui la richiesta di coinvolgere nella trattativa la stessa sia la presidenza della Trentino Spa sia l’Assessore al Commercio come responsabile dell’attuazione del protocollo sindacale sulla costituzione della Trentino Spa. Protocollo che risale al 2003.
Nell’incontro L’Assessore ha chiesto alla delegazione sindacale di attendere la definizione del nuovo CDA e delle nuove deleghe interne per poi fissare l’incontro per la ripresa della trattativa. Noi abbiamo accettato questa spostamento temporale della trattativa ma, purtroppo, nonostante la nostra lettera di sollecito del 20 agosto scorso, ad aggi non è arrivata nessuna proposta di convocazione per la ripresa della trattativa.
I lavoratori hanno giudicato negativamente sia questo atteggiamento dilatorio messo in atto dai responsabili aziendali sia il mancato rispetto degli impegni assunti nell’incontro del maggio scorso. Per questo si vuole richiamare il CDA alle proprie responsabilità ed al mantenimento degli impegni assunti ricordando il fatto, non secondario, che se l’azienda in questi mesi di trambusto interno ai vertici aziendali, l’azienda ha continuato a funzionare questo è dovuto principalmente all’impegno ed alla professionalità dei dipendenti che sono riusciti a sopperire all’assenza di una vera direzione. Direzione tutta impegnata in dispute interne che sicuramente non hanno fatto il bene dell’azienda e che non hanno permesso quel proficuo confronto con i lavoratori sia sul versante contrattuale che organizzativo.
Alla luce di quanto sopra, i lavoratori e le lavoratrici della Trentino Spa, nel ribadire la loro netta contrarietà a questo modo di procedere, e al fine di dare un preciso segnale ai nuovi vertici aziendali, ha proclamato lo stato di agitazione ed hanno delegato la RSA aziendale ad assumere le iniziative necessarie per la riapertura della trattativa e perché il confronto sia proficuo e ci porti alla firma del contratto aziendale.
Attendiamo fiduciosi un preciso segnale da parte del presidente Tiziano Mallarini per concordare giorni ed ora del prossimo incontro ma nello stesso tempo ribadiamo che senza un’inversione di rotta i lavoratori assumeranno le iniziative di merito che tale situazione richiede.

la Filcams Cgil del Trentino e la RSA aziendale

Trento 29 agosto 2007

lunedì 20 agosto 2007

Comunicato incontro

Abbiamo ricevuto in data odierna il fax della Direzione aziendale che si rende disponibile ad effettuare l’incontro da noi richiesto per le problematiche inerenti le lavoratrici del settore pulimento all’ospedale di Rovereto per la seconda settimana di settembre.Facciamo presente ai lavoratori che nell’incontro saranno affrontate anche le problematiche riguardanti la situazione degli spogliatoi che come Filcams Cgil abbiamo già fatto presente, in via informale, all’Assessore Andreolli ed al quale abbiamo richiesto un intervento, presso la Direzione dell’Ospedale, in merito alla situazione inaccettabile degli spogliatoi.Anche al fine di dare un concreto segno della nostra disponibilità in previsione dell’incontro sopra richiamato abbiamo deciso di sospendere, in attesa dell’incontro, la protesta sulle scarpe anti-infortunistiche.Sarà nostra cura informare, con apposita assemblea le lavoratrici ed i lavoratori di quanto emergerà dal suddetto incontro.

La Filcams Cgil del Trentino

Trento, 20 agosto ’07

martedì 14 agosto 2007

Welfare - quale democrazia

Abbiamo letto le prese di posizione dei compagno Caramelle Carotta e Casagranda, e la risposta del segretario Purin rispetto al protocollo sul Welfare e riteniamo che se esiste qualcosa di improprio è il fatto che siano richiamati i compagni che esprimono dissenso verso un accordo che giudicano in modo negativo chiamando in causa percorsi interni e il rispetto della democrazia.

Sarebbe troppo facile polemizzare che mentre questi politici hanno avviato una campagna vergognosa sul fatto che non ci sono risorse per le pensioni dieci giorni dopo si aumentano la paga di 7340,00 euro mensili. Alla faccia delle scelte di equità sociale.

Ma fuori da queste facili, ma non infondate polemiche, anche noi giudichiamo negativo in quanto non rispettoso dei mandati congressuali della CGIL, sia per il fatto che ancora una volta gli aspetti negativi (scalone, legge 30, contralti a termine, precarietà, ed aumento dell'età pensionabile, l'illusione dei giovani che stando all'accordo il 60% sembra essere una chimera) superano di gran lunga quelli "positivi" come l'aumento delle pensioni e/o a disoccupazione.

Noi crediamo che esprimere pubblicamente le varie posizioni su questo accordo, serva a ad aprire un dibattito fra i lavoratori fin da ora e quindi utilizzare il periodo che ci separa dal voto referendario (perché caro Purin la democrazia pretende che il voto sia certificato) per discutere a fondo i contenuti di tale accordo e quindi evitare che il lavoratore sia costretto a decidere in pochi minuti alla fine di un'ora di assemblea.

Inoltre non si capisce cosa significhi che prima bisogna discuterne internamente alla Cgil e poi con Cisl e Uil? Che forse bisogna trovare forme di incartamento del libero pensare o dei giudizi negativi? O forse si cerca di confezionare una posizione evitando che i lavoratori decidano dopo un confronto vero in assemblea e dopo aver letto anche tramite stampa dei vari giudizi sui contenuti dell'accordo. Forse qualcuno teme che i lavoratori leggendo le posizioni critiche esprimano possano farsi un'idea vera, non addomesticata dal Governo amico, dei contenuti dell'accordo del 23 luglio 07 ?

Infine riteniamo il richiamo alla manifestazione del 20 ottobre 07 una vera e propria forzatura del pensiero espresso dai compagni Casagranda Carotta e Caramelle i quali hanno contestato i punti negativi dell'accodo e che a loro e a nostro avviso, sono in netto contrasto con le tesi del nostro ultimo congresso. Naturalmente cambiare posizione è legittimo ma per cambiare le decisioni congresso serve un altro congresso e non solo un governo amico.

Speriamo che a settembre si arrivi ad una grande assemblea dei delegati dove discutere sui contenuti di questo accordo fuori dalle logiche politiche ma con il solo riferimento ai deliberati congressuali.

Democrazia è anche coerenza con le scelte e le decisioni del congresso, il resto è adeguamento alla situazione e quindi rinunciare a battersi per migliorare le condizioni di . chi lavora.

Andrea Mazzoleni - ORVEA Cristian Casassa - RSA CAVIT Tenuta Swetlana - RSA ORVEA - Soini Nicoletta - RSA Coop Altogarda - Giacomelli Lara - UNIFARM - Serra Omar- DUSSMANN (ex Pedus)

Trento, 10 agosto '07

mercoledì 8 agosto 2007

Perchè VOTARE NO all'accordo

Il Protocollo sul Welfare del 20 luglio 2007, sottoscritto da CISL e UIL ma anche dalla CGIL, con delle riserve rappresenta l’esito negativo di una trattativa anomala in cui la CGIL, a fronte di una forsennata aggressione ideologica e mediatica alle ragioni ed ai valori del lavoro e dello stesso sindacato, ha rinunciato a sviluppare il pieno coinvolgimento e la necessaria mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Il protocollo rappresenta tra l’altro una contraddizione con i contenuti della chiusura unitaria del congresso della CGIL, il quale assumeva il dato della precarietà come elemento da combattere cancellando la legge 30/2003, a riguardo delle pensioni sanciva la necessità di cambiare radicalmente la controriforma del centrodestra per giungere anche ad un trattamento pensionistico adeguato per i precari, per i quali i costi salariali e contributivi devono esser maggiori.
Altra profonda contraddizione è rappresentata tra le altre cose con il programma di governo che prevedeva di “eliminare l’inaccettabile gradino” della Maroni e di introdurre “misure efficaci che accompagnino verso un graduale e volontario innalzamento dell’età media di pensionamento”, oltrechè nell’ambito del “superamento” della L. 30/2003 assicurare la garanzia del lavoro a tempo indeterminato, la “forma normale di occupazione”.
Il fatto è che a scapito di un programma di redistribuzione della ricchezza a vantaggio dei ceti sociali da noi rappresentati il governo è sempre più condizionato dalle componenti moderate e dalla Confindustria, le quali sull’altare della governabilità e del futuro della coalizione hanno imposto al governo Prodi il peggioramento della proposta di mediazione condivisa emblematicamente riassunta dalla frase di Prodi “lo scalone deve esser superato” e hanno di fatto sottoposto a ricatto le organizzazioni sindacali, in primis la CGIL, di divenire il soggetto responsabile della caduta del governo.
L’intera vicenda ripone la questione della salvaguardia della piena autonomia del sindacato rispetto al quadro politico.
Si ritiene importante e positivo che il Comitato Direttivo nazionale della CGIL si sia espresso anche su di un documento alternativo, contrario all’accordo che ha ricevuto una larga adesione.
Una ossessiva campagna ideologica di reticenze e di falsificazioni è stata orchestrata per dimostrare l’impossibilità ed anzi l’illegittimità dell’abolizione dello scalone e la necessità inderogabile dell’età pensionabile: dall’insostenbilità della spesa previdenziale, pesantemente in deficit, a causa dei troppi pensionati e dei pochi contributi, allo scontro tra generazioni, provocato dall’egoismo dei padri che condannerebbe i figli a non avere un domani…
Eppure i dati Istat, i bilanci dell’INPS, le analisi di importanti centri studi dicono che l’allarme sull’emergenza previdenziale, urlato per legittimare ulteriori peggioramenti al sistema pensionistico, è una sfacciata falsificazione. I provvedimenti previdenziali degli anni ’90, che hanno imposto pesanti sacrifici a lavoratori e pensionati, hanno rallentato la dinamica della spesa pensionistica e sostanzialmente stabilizzato il rapporto spesa previdenziale/PIL.
Depurata dalla spesa per prestazioni assistenziali e del Tfr, che certamente non hanno natura previdenziale, e dal prelievo fiscale sulle pensioni la spesa previdenziale è di fatto allineata sui valori medi europei; ed in base ai dati ufficiali di tutte le gestioni pensionistiche il saldo tra entrate contributive e le prestazioni previdenziali al netto delle ritenute fiscali è addirittura positivo per un ammontare pari allo 0,5% del Pil.
Nel ritenere in controtendenza rispetto al passato e quindi esprimendo un giudizio positivo sugli aumenti alle pensioni contributive basse, sulla indennità di disoccupazione e la contribuzione figurativa piena per la disoccupazione ordinaria, non si può rilevare come la bilancia delle risorse redistribuite e quelle risparmiate non penda certo dalla parte delle prime.
Infatti siamo in presenza:
di una finta eliminazione dello scalone che è ammorbidito per il 2008 (58 anni e 35 anni di contributi, anzichè 60 e 35 della Maroni), ma a partire da metà 2009 con gli scalini impropriamente chiamati quote (che stravolgono lo stesso concetto di quota) ci vorranno almeno 36 anni di contributi visto in vincolo dei 59 anni di età della “quota” 95, e con il 2011 60 o 61 anni di età e “quota” 96 quindi rispettivamente 36 o 35 anni di contributi e nel 2013 61 o 62 anni di età, 36 o 35 di contributi della “quota” 97, anticipando di un anno quanto Maroni avrebbe imposto per l’anno 2014;
del positivo aumento da 2 a 4 delle “finestre” per i pensionandi con 40 anni di contributi, si spostano 2 finestre però sulle pensioni di vecchiaia (65 uomini e 60 donne) che di fatto si vedranno aumentare l’età pensionabile di diversi mesi;
di un intervento sui coefficienti al possibile 60% della retribuzione per i giovani lavoratori discontinui, che essendo legato alle compatibilità finanziarie risulta aleatorio; inoltre riferito all’occupazione dei giovani precari, garantirà pensioni equivalenti alle attuali sociali e nulla più;
di un inaccettabile vincolo numerico di 5.000 lavoratori all’anno che potranno beneficiare, evidentemente a norma di una graduatoria, delle agevolazioni pensionistiche per i lavori usuranti, faticosi e pesanti;
della decontribuzione dello straordinario che diminuirà le entrate agli istituti previdenziali e aumenterà il lavoro straordinario garantito alle imprese ad un costo più basso; analogo ragionamento si riferisce anche alla decontribuzione del secondo livello di contrattazione;
dell’insufficiente liquidazione dell’impegno di superare la legge 30/2003 con l’orientamento del governo all’eliminazione del solo lavoro a chiamata e rimandando a successivi confronti tra le parti per le eventuali forme di part-time per esigenze di attività di breve durata, mantiene di fatto inalterata la portata negativa della legge stessa;
della reiterazione con accordi presso le Direzioni lavoro di contratti a tempo determinato anche oltre i 3 anni anche non continuativi perpetua una condizione lavorativa precaria inaccettabile; sul lavoro a somministrazione (Interinale) e per le nuove attività non è previsto alcun vincolo temporale e quindi un lavoratore può essere somministrato e precario a vita.
Complessivamente ragionando, quindi, si ricava un quadro d’insieme dove per l’ennesima volta è richiesto alle organizzazioni sindacali un atto di responsabilità sulle compatibilità forse non tanto economiche (vista la ripresa dell’economia, le maggiori entrate, il “tesoretto”) quanto quelle degli equilibri con i poteri forti che periodicamente richiamano la classe lavoratrice ad ulteriori sacrifici.
Si ritiene indispensabile una ridiscussione dell’intero accordo ed una approvazione di una nuova conseguente legge che redistribuisca risorse a vantaggio dei ceti di popolazione più deboli.
A tal fine è necessario a settembre mettere in campo la mobilitazione dei lavoratori per riaprire la trattativa.
Il referendum dovrà essere lo strumento di consultazione dei lavoratori nel quale sia le esplicitazioni riferite alle riserve apposte dalla CGIL quanto le espressioni negative contribuiranno all’azione di mobilitazione e di partecipazione per la ridiscussione dei vari contenuti dell’accordo.

Mirco Carotta – Cambiare Rotta Lavoro Società
Roland Caramelle – Rete28Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale
Ezio Casagranda – Segr. Gen. Filcams Cgil del Trentino

Trento, 8 agosto 2007

venerdì 20 aprile 2007

Dussman - perde il pelo, non il vizio

Abbiamo letto con attenzione i comunicati della Fisascat e della Uiltucs rigurdante le problematiche dei permessi individuali retribuiti, conguaglio dell'orario di lavoro e della leggibilità del cedolino paga, oltre naturalmente alle dichiarazione rilasciate alla stampa locale dalla Direzione Dussmnn in occasione della sua presentazione ieri presso Confindustria di Trento.
Ora, senza polemica ma al solo scopo di ristabilire la realtà della situazione ci permettiamo si rilevare soltanto due questioni:
Ø Sulle dichiarazioni di Dussmann: prendiamo atto delle dichiarazioni sui permessi e se le dichiarazioni rispondono alla vere intenzioni non si capisce perché questa Direzione di ostini a non voler sottoscrivere un accordo sindacale che sancisca questo diritto alla fruizione dei permessi, così come richiesto in ben tre incontri. Infatti, o siamo davanti ad una operazione di immagine che non ci interessa, oppure si vuole sollevare una grande confusione per sancire la sostituzione dei diritti dei lavoratori con le concessioni aziendali.
Ø Sul comunicato Fisascat Uiltucs: Prima di tutto rileviamo il fatto che queste organizzazioni sindacali si sono presentate al tavolo senza i loro delegati sindacali e questo rischia di fare “pandan” con una affermazione del Rag. Sica fatta all’ultimo incontro, dove ha chiesto che i delegati fossero solo “UDITORI” e quindi non protagonisti della discussione. Una affermazione da noi vivamente contestata, ma che, come altre dichiarazioni, dimostra una volontà di tacitare i delegati, non riconoscendo loro ruolo e rappresentanza. Infine in relazioni alle voci di un accordo fatto fra i due sindacati e l’azienda anche al fine di porre la parola fine alla ridda di voci - ad arte fatte circolare da alcuni delegati - si chiede che tale accordo (SE ESISTE ?) sia portato a conoscenza di tutti e che sia sottoposto al voto dei lavoratori e delle lavoratrice che, fino a prova contraria, sono gli unici titolati a decidere sugli accordi che incidono pesantemente sulle loro condizioni materiali e di lavoro. Attendiamo fiduciosi.
Nei prossimi giorni abbiamo convocato le assemblee dei lavoratori, dove, in assenza di accordo sulle tre questioni sopra richiamate, i lavoratori decideranno le necessarie iniziative di lotta a sostegno dei loro diritti. Come Filcams Cgil del Trentino e delegati sindacali abbiamo inviato all’Azienda Sanitaria una richiesta di incontro per spiegare le motivazioni delle nostre richieste e per spiegare che eventuali disservizi devono ascrivesi non alle nostre iniziative ma alla chiusura del direttore del personale della Dussmann.

La Filcams Cgil del Trentino - delegati Cgil della Dussmann

Trento, 20 aprile 2007