Care compagne e compagni del Comitato direttivo della Cgil, le mie considerazioni sul protocollo del 23 luglio scorso sono sostanzialmente negative. La via moderata scelta dalla Cgil, l’accettare questo accordo che altro non è che un peggioramento del patto per l’Italia sottoscritto da Cisl e Uil con il governo Berlusconi, non rispetta la scelta congressuale espressa dalle lavoratrici e dai lavoratori e di fatto umilia la Cgil! Di fronte ad un governo che perde di popolarità di giorno in giorno, la Cgil sembra paralizzata dalla sindrome del governo amico. Se ad ogni decisione da prendere ci si chiede “cadrà di conseguenza il governo Prodi?” la Cgil si paralizza. In questo modo si alimenta un senso di sfiducia, il senso diffuso che nulla si possa rivendicare, che nulla possa cambiare: un messaggio pericoloso e distruttivo.Questo accordo stabilisce che d’ora in avanti la solidarietà sociale si fa all’interno della stessa categoria: ecco che per coprire lo scalone Damiano, peggiore dello scalone Maroni, si aumenta la trattenuta contributiva sui lavoratori dipendenti. Si sta distruggendo l’idea di redistribuzione dei redditi dai ricchi ai poveri, il governo non ha effettuato nessun impegno finanziario per coprire lo scalone, ma semplicemente ha tolto ad alcuni lavoratori per dare qualcosina in più ad altri.Il contratto nazionale viene smantellato, a fronte di un avanzamento del contratto di secondo livello legato alla produttività. Cari lavoratori, se volete aumentare i vostri salari dovete lavorare di più! Ed ecco che qui si spiega la detassazione degli straordinari e del premio di produzione aziendale, che il nostro sindacato difficilmente riuscirà a spiegare ai lavoratori e alle lavoratrici.In questo accordo si esalta la legge 30, contro ogni mandato congressuale. Si indebolisce il contratto di lavoro nazionale, accettando di fatto le richieste di Confindustria. Di fatto si innalza l’età pensionabile, ad un limite che neanche il governo di destra aveva azzardato, si prendono in giro i lavoratori adibiti a lavori usuranti: solo 5000 all’anno potranno andare in pensione a 57 anni!Per non parlare della ridicolaggine del riscatto della laurea: può un lavoratore laureato ma precario, pensare di sostenere una spesa ulteriore quando non sa nemmeno come arrivare a fine mese?Se questo è l’accordo che la classe dirigente della Cgil ci propone, credo che dobbiamo valutare la possibilità di un nuovo Congresso, perché il mandato delle lavoratrici e dei lavoratori non è stato rispettato!
Nicoletta Soini - Trento 10-9-07
lunedì 10 settembre 2007
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