lunedì 17 settembre 2007

La lotta dei lavoratori Whirlpool

La vicenda della Whirlpool sta animando sulla stampa locale, da parte di giornalisti, sindacalisti, operai e politici, una discussione che vede spunti interessanti di analisi ma anche con prese di posizioni discutibili sulle quali vorrei fare alcune riflessioni.Innanzitutto sono d’accordo con quanti sostengono che appare risibile l’affermazione della Giunta quando sostiene che è stata colta di sorpresa. Su questo, altri hanno ben argomentato e quindi mi preme richiamare l’attenzione sul fatto che i segnali di una simile operazione erano nell’aria, basti vedere la vendita del terreno adiacente, la ferrovia, e i pochi investimenti previsti per Trento a differenza di Cassinetta. Segnali che, sia la Provincia sia il sindacato, non hanno voluto cogliere nella loro essenza. Come delegata ho denunciato ai vari livelli questa mia preoccupazione ma molti, dentro il coordinamento e la RSU, mi hanno rimproverato di essere catastrofista. Oggi, purtroppo, la scelta della Whirlpool ci richiama tutti alla cruda realtà e a farci carico del futuro dello stabilimento scontando un grave ritardo. Oggi non dobbiamo ripetere lo stesso errore e farci coinvolgere in una discussione che riguardi solo le responsabilità, ma rivendicare scelte precise e coerenti da parte di tutti i soggetti interessati da questo evento.Una prima riflessione riguarda la politica industriale: da anni come sindacato stiamo denunciando, inascoltati da politici ed economisti, i pericoli occupazionali insiti nella finanziarizzazione dell’economia. I fatti ci danno, purtroppo ragione e la vendita dello stabilimento risponde a queste logiche. Ciò detto, a differenza di molti commentatori non sono convinta che la partita sia ormai “persa” in quanto la competitività non si gioca sul versante del costo del lavoro (altrimenti la Germania l’industria avrebbe chiuso da anni) ma su altri aspetti importanti che fanno la vera efficienza come: ricerca e sviluppo; Qualità intesa non solo come assenza di difetti ma anche come “tasso di servizio al cliente”; investimenti nel risparmio energetico, in nuovi prodotti ad alto contenuto tecnologico che siano in grado di competere sulle fasce alte del Mercato dell’elettrodomestico; costi di produzione e dei semilavorati , costi del trasporto ecc.Napoli, con il progetto “Gemini” ci insegna che sono possibili politiche di sinergia con i fornitori in grado di rendere competitivo lo stabilimento di Napoli rispetto a quello Polacco, mentre quanto avvenuto a Schondorf, in Germania, ci dice che anche a fronte della vendita dello stabilimento è possibile mantenere e sviluppare l’attività produttiva nel nostro settore. E’ vero che in Germania è stato l’Ente pubblico ad acquistare lo stabile e l’accordo prevede impegni produttivi ed aziendali di lungo periodo mentre qui a Trento, per colpa di una Giunta assente sulle politiche industriali, il sito produttivo è andato in mano a degli immobiliaristi che sicuramente non hanno la produzione di frigoriferi come Core business della loro attività.Una seconda riflessione riguarda il “cosa Fare”: Non penso che sia produttivo “Boicottare” come propone Sandri, la riunione dei CAI europeo della Whirlpool, ma eventualmente utilizzare quella riunione per far assumere alla Direzione Europea della Whirlpool la disponibilità ad aprire una trattativa di merito sul futuro produttivo di Trento. Nostro obiettivo Non deve essere quello di dare solo sfogo alla giusta protesta dei lavoratori, ma di incanalare questa lotta su obiettivi realistici ed essenziali. Dobbiamo rivendicare e conquistare un accordo chiaro su almeno quattro aspetti cardine che ritengo necessari a vincolare, o meglio radicare, la produzione Whirlpool in trentino: Questo percorso necessita di una condizione preliminare. La trattativa deve svolgersi a Trento (questo si deve chiedere alla riunione del CAI) e coinvolgere il Presidente Dellai, il responsabile Whirlpool Albè, Fim Fiom Uilm senza dimenticare il “convitato di pietra” che si chiama Silvio Pisetta.Il primo aspetto dovrebbe impegnare Whirlpool a reinvestire in loco i proventi di questa operazione: di conseguenza deve impegnarsi alla presentazione di un nuovo piano industriale riguardante il processo produttivo, i volumi, i livelli occupazionali e nuovi prodotti di alta gamma.
Il secondo aspetto riguarda la tipologia degli investimenti; non possiamo certo accontentarci di qualche investimento sul capannone o all’espanso, ma devono essere rinnovati gli impianti della componentistica che sono in il “core business” dello stabilimento e della produzione dei frigoriferi.Un terzo aspetto riguarda la definizione di una politica che avvicini i produttori, sull’esperienza del progetto “Gemini” di Napoli, dei semilavorati al sito della Whirlpool. Solo costruendo siti produttivi anche nel terreno attorno a Whirlpool diventa credibile la promessa che quel terreno resterà a vocazione industriale;Un quarto aspetto riguarda Il contratto di affitto che vista l’esperienza di Shondorf (Germania) dovrebbe avere la durata di almeno 6 + 6 anni, con diritto di prelazione da parte della PAT qualora la Whirlpool decidesse di continuare la produzione anche dopo tale data. Inoltre si devono prevedere momenti, almeno annuali, di verifica degli impegni presi.Alla luce di quanto sopra, ritengo sbagliato e fuorviante una discussione finalizzata alla ricerca se le colpe sono della PAT e/o dell’Azienda in quanto penso che da una simile discussione i lavoratori non hanno che da perdere. Quindi serve iniziativa di lotta, capacità contrattuale e il coinvolgimento delle Istituzioni a tutti i livelli oltre alla fattiva solidarietà della popolazione trentina. Solo così riusciremmo a far si che una scelta aziendale, non condivisa, si trasformi da semplice agonia a una sfida dell’intero territorio trentino per garantire il nostro futuro.
Monica Postal - Delegata RSU FIOM Whirlpool Trento
Trento, 16 settembre 2006

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